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Oggi si stanno sviluppando cure sempre più efficaci per la cura del tumore al seno metastatico, malattia cronica i cui dati dell’Associazione italiana registri tumori parlano, negli ultimi anni, di 35.000 donne trattate con successo.
Differenziazione delle tipologie tumorali
Il professor Michelino De Laurentiis, direttore di oncologia media all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli parla di una vera e propria rivoluzione iniziata negli anni 90 e dovuta principalmente all’identificazione delle diversità dei tumori. “Mentre prima – spiega – pensavamo esistesse solo un tipo di cancro al seno, abbiamo scoperto che questi tumori non solo si evolvono diversamente, ma nascono con impronta genetica diversa. E questo ha dato impulso alla ricerca, tanto che stanno arrivando nuovi farmaci, molti dei quali già approvati”. Questo non significa che di tumore al seno metastatico si guarisce, ma adesso finalmente si può curare. Conclude De Laurentiis: “La mortalità all’improvviso ha iniziato a scendere, fino a dimezzarsi. E siamo sicuri che arriveremo all’azzeramento.”
Continuare la ricerca
La presidente dell’Associazione italiana registri tumori, Lucia Mangone, ha analizzato i dati a oggi disponibili. Per quel che riguarda il tumore alla mammella non metastatico, di cui ogni anno si registrano 50.000 nuovi casi in Italia, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è pari all’87%. Per il tumore al seno metastatico, si registrano invece circa 4.500 diagnosi all’anno, di cui 3.000 sono i tumori che vengono individuati per la prima volta già a questo stadio, mentre 1.500 sono quelli che entrano ogni anno in una fase metastatica. In questo secondo caso, precisa: “Le percentuali di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi vanno dal 30 al 60% e quindi con oscillazioni molto ampie tra i diversi studi, cosa che mostra la necessità di approfondire la ricerca nel settore”.
Differenze regionali
Nel nostro Paese un ulteriore problema è costituito dalle grandi differenze regionali. Conferma Mangone: “Vi sono 5 punti percentuali di scarto tra Campania (83,8%) e Emilia Romagna (88,9%). Questo significa che oggi 3.000 donne sarebbero vive se si fossero trovate “nel posto giusto” ”. Il problema non è solo la differenza di qualità nel Servizio sanitario locale, ma anche di un diverso approccio culturale: fondamentale è la diagnosi precoce attraverso gli screening, e “a quello per il tumore al seno vi aderisce il 76% delle donne in Emilia Romagna e solo il 22% in Campania”, conclude Mangone.
Incrementare le “Breast Unit”
Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, sottolinea: “Servono centri di senologia multidisciplinari, ovvero le Breast Unit. Ma in Italia siamo in ritardo e anche queste sono concentrate nel settentrione. Questo spiega perché, anche se ci si ammala di più al Nord, è anche qui che le possibilità di sopravvivenza sono maggiori. Istituire, come chiediamo, una Giornata nazionale sul cancro metastatico, serve anche a sensibilizzare su questi temi”.