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È una delle piaghe moderne. Sono sempre più numerose, infatti, le donne che scoprono di avere un tumore al seno. Attualmente, si calcola che una donna su otto si ammali di questa neoplasia nel corso della vita. Fortunatamente, oggi le chance di sopravvivenza sono buone. Merito della diagnosi precoce e dei progressi terapeutici compiuti negli ultimi anni. Nonostante gli ottimi traguardi raggiunti, la ricerca non si ferma. L’ultima scoperta riguarda un nuovo marcatore tumorale che potrebbe costituire il cardine di nuove terapie mirate.
Uno studio molto sofisticato
La scoperta è frutto di uno studio effettuato da un team di ricercatori statunitensi, della Boston University School of medicine, pubblicato sulla rivista Breast Cancer Research. Gli autori hanno effettuato una serie di esperimenti in laboratorio e compiuto indagini molto sofisticate allo scopo di acquisire nuove informazioni sulla genesi e le caratteristiche del tumore al seno. Infatti, in medicina e in particolare in oncologia è essenziale scoprire quanto più possibile sulle origini e le declinazioni di una malattia, in modo da rendere le indagini diagnostiche e le terapie più mirate ed efficaci.
Facilita la diagnosi e le cure
Le indagini effettuate dagli autori dello studio hanno permesso di identificare un nuovo marcatore del tumore al seno, ossia una sostanza i cui livelli possono essere misurati nel sangue e che raggiungono concentrazioni significative in alcuni tipi di tumore. Gli esperti hanno scoperto che il marcatore, denominato IL13RA2, viene espresso dalla superficie del tumore. Inoltre, si è visto che esso è in grado di facilitare la diagnosi della forma più aggressiva, meno curabile e violenta, del tumore al seno, la BLBC, che colpisce donne giovani, con meno di 40 anni.
Una nuova speranza per il futuro
Il nuovo marcatore non è utile solo per individuare precocemente il tumore al seno, anche nella sua forma più aggressiva e, dunque, per attuare cure più tempestive ed efficaci. È molto importante anche per un altro motivo. Gli studiosi hanno dimostrato che è possibile abbassare i livelli della molecola tramite specifici soppressori genetici, ottenendo una riduzione anche della massa tumorale e delle metastasi. Questi risultati fanno ben sperare per il futuro: la speranza degli esperti è di usare queste informazioni per migliorare ulteriormente le tecniche diagnostiche e terapeutiche per il tumore al seno.