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La carie dentaria interessa più di un adulto su tre al mondo. La percentuale per l’esattezza è del 34,1%, e fa sì che questo problema dei denti sia una delle patologie più diffuse a livello globale. A spiegarlo, dalle pagine della rivista Lancet, è uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori guidati da Marco Peres del Menzies Health Institute di Brisbane, in Australia. Sotto accusa, scrivono i ricercatori, è il consumo eccessivo di zucchero, considerato la causa principale all’origine del problema, e in particolare di bibite zuccherate “che sono la maggior fonte di zucchero nella dieta a livello globale”.
Non più di cinque cucchiaini al giorno
Il consumo massimo di zucchero nell’alimentazione giornaliera secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità non dovrebbe superare, in bambini e ragazzi, i cinque cucchiaini al giorno (circa 25 grammi totali), considerando un ammontare complessivo tra lo zucchero da tavola che solitamente viene aggiunto alle bevande preparate in casa come latte, tisane e tè, e quello presente in alimenti e bevande prodotti industrialmente (dolci, merendine, snack, bibite gassate, tè freddi e succhi di frutta). Peres spiega che gli adolescenti australiani consumano tre volte di più della quantità massima di zucchero raccomandata, e che i tassi di carie in Australia – che riflettono le statistiche globali – vedono un bambino su tre soffrire di questo problema ai denti da latte all’età di 5-6 anni e nei denti permanenti intorno ai 12-14 anni.
Come calcolare le dosi massime
Attualmente per calcolare la quantità massima di zucchero concessa quotidianamente l’Oms consiglia di mantenere l’assunzione di saccarosio e simili a meno del 10% delle kilocalorie giornaliere totali: e così per un adulto di corporatura media che necessita di un apporto calorico quotidiano di 2.000 kcal ciò equivale a un massimo di 50 g di zucchero al giorno (ovvero circa 10 cucchiaini da tè che sviluppano, appunto, 200 kilocalorie).
Una tassa sullo zucchero
Per combattere il dilagare della carie ai denti gli autori dello studio ritengono necessario diminuire il consumo giornaliero di zucchero. Per raggiungere questo obiettivo potrebbe funzionare – o quantomeno varrebbe la pena provare – l’istituzione di una tassa sullo zucchero. Una misura che, però, è di difficile applicazione perché non congeniale all’industria dello zucchero. “La storia della lunga battaglia in nome della salute pubblica contro i colossi del tabacco si sta ripetendo – afferma Peres -. Ora la lotta si deve rivolgere all’industria dello zucchero”.