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Nell’era del web 2.0 sono tantissime le mamme che si dividono tra casa, famiglia e un lavoro dietro al pc, magari da casa con il telelavoro, per conciliare i tempi di cura con i tempi lavorativi. Tra loro aumentano i casi di tendinite da mouse.
Un tempo solo per certi lavoratori e per le neomamme
La tendinite da polso, in passato, si riscontrava solamente in alcune categorie di persone come pianisti, golfisti e giocatori di tennis. In più, da sempre, lo si può ritrovare anche nelle neomamme che, nel corso dell’ allattamento, tengono con la mano la testa del bambino sollevata vicino al seno. Oggi, l’uso del mouse, con i continui movimenti del polso, può causare l’infiammazione dei tendini. Le persone più a rischio sono i disegnatori e i programmatori.
Lo sforzo del polso
“Vediamo sempre più casi da tendinite da mouse. Tre persone su dieci che hanno una tendinite alla mano fanno un uso continuo del mouse. Si tratta di un’infiammazione del tendine abduttore, cioè del prolungamento del muscolo che consente il movimento del pollice. Utilizzando il mouse, infatti, si tiene il braccio fermo, mentre si muove in continuazione il polso: in questo modo i tendini sono sottoposti per molto tempo a un movimento innaturale e può succedere che si infiammino”, spiega l’ortopedico Carlo Felice De Biase, responsabile Unità operativa semplice chirurgia ortopedica e traumatologica arto superiore all’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma.
Donne con polso più sottile
Giovani e meno giovani sono colpiti dalla tendinite da mouse. Ma a soffrirne di più sono le donne. Il motivo? Semplicemente perché in genere hanno il polso più sottile e quindi più sensibile alla tendinite. “Ben il 10% delle persone colpite è rappresentato da giovani donne, che di solito hanno il polso sottile”.
Si cura con ghiaccio e riposo
I rimedi alla tendinite da mouse? Ghiaccio e riposo, nonché praticare sport che allenano i muscoli dell’avambraccio. Ma se ciò non bastasse, conclude De Biase, “è possibile ricorrere a trattamenti medici come il laser, gli ultrasuoni e la ionoforesi, che consiste nell’applicazione di due elettrodi, uno positivo e uno negativo, sulla parte danneggiata”.