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Non è una malattia che causa rischi nell’immediato, ma può diminuire la qualità di vita ed esporre a pericoli nel lungo periodo. Per questo, la tachicardia non va mai sottovaluta, specie nelle donne, che sono più vulnerabili da questo punto di vista rispetto agli uomini. Ecco perché, dopo 16 anni, l’European Society of Cardiology (ESC) e l’Association for European Paediatric and Congenital Cardiology (AEPC), hanno deciso di aggiornare la Linee guida per la gestione della tachicardia sopraventricolare, così da aiutare tutti gli operatori sanitari a individuare le migliori strategie di gestione della problematica nei singoli casi.
Un’anomalia del ritmo
La tachicardia è un’alterazione del ritmo cardiaco, che risulta accelerato, con un numero di pulsazioni al minuto superiore a 100, ma che può anche arrivare a 400. Se riguarda le camere cardiache superiori si parla di tachicardia sopraventricolare. Alla base di questa malattia possono esserci anomalie congenite, ipertensione, malattie al cuore o ad altri organi (come disfunzioni della tiroide), abuso di alcol, stress, squilibrio elettrolitico. Fra i fattori di rischio, due dei più importanti sono il sesso e l’età: le donne hanno un rischio doppio rispetto agli uomini e gli over 65 un rischio maggiore di cinque volte rispetto ai soggetti più giovani.
Compromette la qualità della vita
In tutti i casi, in presenza di tachicardia, il cuore non ha il tempo di riempirsi a ogni battito, per cui pompa una quantità insufficiente di sangue. Ecco perché possono comparire sintomi come sensazione di “fame d’aria”, debolezza improvvisa, stordimento, vertigini, palpitazioni al petto, dolore toracico, perdita di coscienza. Quando trascurata, questa malattia può pregiudicare la qualità di vita, influenzare negativamente la funzione cardiaca, aumentare il rischio di ictus.
Quando vanno trattate
Le nuove Linee guida ribadiscono che non sempre le tachicardie vanno trattate: dipende dalla causa e della sede del problema, oltre che dai sintomi presenti. Quando la malattia va curata, si può ricorrere a cure farmacologiche, per esempio farmaci antiaritmici, che però non vanno impiegati a lungo, calcio-antagonisti e betabloccanti. Inoltre, si sottolinea l’efficacia della tecnica di ablazione transcatetere, specie nel caso di donne in gravidanza che non rispondano ai farmaci o per cui la terapia farmacologica è controindicata. “Le tecniche e la tecnologia dell’ablazione transcatetere hanno avuto un’evoluzione tale che possiamo offrire questa modalità di trattamento alla maggior parte dei pazienti. L’ablazione transcatetere è la terapia più efficace per mantenere il ritmo sinusale, in accordo con le Linee guida, con un tasso di recidiva che non meno del 10% nella maggior parte dei casi” si legge nel documento.