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La sindrome dell’intestino irritabile richiede cure personalizzate, perché è un disturbo complesso. Dolori addominali, gonfiore, diarrea o stipsi sono i sintomi ricorrenti, ma spesso difficili da inquadrare: chi ne soffre, prima di arrivare a una diagnosi, passa da un medico all’altro e fa moltissimi esami, spesso inutili.
Donne colpite tre volte più dei maschi
Si tratta di una condizione che in forme e gradi diversi colpisce il 20-40% degli italiani, con una netta prevalenza del sesso femminile, in rapporto di 2-3 a 1 rispetto ai maschi. Le cause non sono note, anche se è appurato che le alterazioni del microbiota intestinale e lo stress giocano un ruolo importante.
I campanelli d’allarme
La sindrome dell’intestino irritabile, spesso definita malattia “immaginaria”, appartiene al gruppo dei disordini funzionali gastrointestinali, identificati in base alla sola manifestazione clinica e caratterizzati dall’assenza di un danno organico riscontrabile con visite ed esami. Può essere diagnosticata se sono presenti dolore o fastidio addominale ricorrente, presente per almeno 3 mesi all’anno, associato ad almeno due dei seguenti sintomi: alterazioni della frequenza dell’alvo, alterazioni della consistenza delle feci, miglioramento sintomatologico al passaggio delle feci.
Farmaci, ultima chance
Trattandosi di una malattia dai contorni sfumati, che annovera sintomi diversi, può avere più varianti e per questo la sindrome dell’intestino irritabile richiede cure personalizzate, che comprendono aggiustamenti dietetici, attività fisica e varie tecniche di rilassamento. L’opzione farmacologica va valutata con attenzione, dopo un’accurata analisi dei sintomi e delle possibili cause del problema.
I rimedi che aiutano
Per limitare i fastidi può essere utile qualche consiglio: bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, a tavola privilegiare le proteine (soprattutto le carni bianche come tacchino, pollo, coniglio) e ridurre i grassi (soprattutto quando i sintomi si verificano dopo i pasti), cercare di regolarizzare l’evacuazione recandosi alla toilette, anche in assenza di stimolo, a orari precisi, senza fretta; consumare pasti non troppo abbondanti ripartiti equamente nel corso della giornata a intervalli regolari; masticare gli alimenti in modo lento e ritmato. Anche esercizi di ginnastica riabilitativa del pavimento pelvico possono essere utili soprattutto nelle varianti stitiche della malattia, aiutando a regolarizzare le evacuazioni.