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In presenza di gonfiore addominale, stanchezza anomala, problemi digestivi, sono molte le persone che sospettano di avere una sensibilità al glutine. Invece di rivolgersi al medico per indagare la situazione ed eventualmente trovare conferma alla loro ipotesi, però, si fermano alla diagnosi fai da te. È un errore: in molti casi, infatti, non si tratta di sensibilità bensì di vera e propria celiachia. L’allarme è stato lanciato recentemente della Società italiana di gastroenterologia (Sige).
Che cos’è la celiachia
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, un complesso di proteine contenute in alcuni cereali di uso comune, come frumento, orzo e segale. Alcune persone presentano una sensibilità a questa proteina. In pratica, non sono celiache (perché gli esami per la ricerca di questa malattia sono negativi), ma soffrono di disturbi come sintomi gastrointestinali, cefalea, difficoltà di concentrazione, che migliorano o addirittura scompaiono con una dieta gluten free. Se, invece, dopo sei settimane di esclusione del glutine dalla propria alimentazione la situazione non migliora, è possibile escludere la presenza di sensibilità al glutine.
La sensibilità è un’altra cosa
Spesso, sensibilità e celiachia vengono confuse. Addirittura, secondo i membri della Sige, molte persone pensano di essere sensibili al glutine e invece sono celiache. Per questo è fondamentale rivolgersi al medico ed eseguire tutti gli accertamenti del caso: solo in questo modo si può scoprire, senza alcun ombra di dubbio, la propria condizione. “Nel sospetto clinico di celiachia e mentre il soggetto sta facendo una dieta contenente glutine vanno effettuati la ricerca di anticorpi anti-transglutaminasi IgA nel sangue e il dosaggio delle immunoglobuline IgA totali. Se il test risulta positivo si fa un secondo prelievo per gli anticorpi anti-endomisio IgA. Per avere un’ulteriore certezza si possono fare anche i test genetici. La positività di questi esami in un bambino sintomatico è sufficiente per fare diagnosi di celiachia. Nell’adulto, invece, si deve necessariamente fare la biopsia dei villi della seconda porzione del duodeno per fare diagnosi di celiachia” ha spiegato Carolina Ciacci, ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Salerno.
Sotto accusa anche altre sostanze
Recentemente, si è ipotizzato che la sensibilità al glutine sia in realtà una sensibilità più generale al grano. Infatti, pare che oltre al glutine, ci siano altre sostanze contenute nel grano che possono provocare un’infiammazione intestinale, che poi può diffondersi a una serie di tessuti come linfonodi, reni, milza e addirittura al cervello. Serviranno, però, ulteriori studi per confermare questa ipotesi.