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Un nuovo rapporto pubblicato dall’American Institute for Cancer Research (Aicr) e dal World Cancer Research Fund (Wcrf) evidenzia come lo stile di vita influenzerebbe in modo significativo il rischio di tumore al seno.
L’importanza dello stile di vita
Il report ha preso in esame 119 studi per capire quanto la dieta, l’alimentazione e l’attività fisica possano influire. Gli studi avevano coinvolto 12 milioni di donne e riscontrato 260.000 casi di tumore al seno. Al termine dell’analisi, hanno scoperto che condurre uno stile di vita salutare potrebbe proteggere dallo sviluppo della malattia.
Tre semplici regole
I nuovi dati in parte confermano ciò che già si sapeva, basta seguire tre semplici regole: avere uno stile di vita attivo, mantenere un peso corretto nel corso di tutta la vita e limitare il consumo di alcool.
Sport intenso ma anche moderato
Nello specifico, è emerso che praticare un’attività fisica intensa (come correre o andare in bicicletta) può ridurre le probabilità di essere colpite da tumore al seno del 17% prima della menopausa e del 10% dopo la menopausa, rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Invece, svolgere un esercizio fisico moderato (come camminare o praticare giardinaggio) potrebbe abbassare il rischio di circa il 13%.
Anche solo un bicchiere di alcol può far male
Al contrario di quello che si era sempre pensato, bere circa 10 grammi di alcol al giorno (pari a un bicchiere di vino o di birra) aumenterebbe il pericolo di sviluppare il cancro al seno del 5% prima della menopausa e del 9% dopo la menopausa.
Peso sotto controllo
Anche essere in forte sovrappeso o soffrire di obesità aumenta le probabilità d’incorrere nella malattia, soprattutto dopo la menopausa. Quanto al tipo di alimentazione, ci sono prove, seppur limitate, che la verdura non amidacea (come spinaci e cavoli) riduca il rischio di tumore negativo per i recettori degli estrogeni, meno diffuso ma più difficile da curare. Il rischio sembra diminuire anche grazie a latticini, diete ricche di calcio e cibo contenente carotenoidi (come carote e zucca), ma le prove sono ancora limitate.