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Nel nostro Paese due persone su cento, dai 15 anni in su, soffrono di gravi limitazioni sul piano visivo, percentuale che sale al 5,4% tra chi ha più di 65 anni e all’8,6% per chi ha almeno 75 anni. Se si sommano le limitazioni visive moderate a quelle gravi dai 75 anni in poi hanno problemi agli occhi 43 italiani su 100, il 33,4% a partire dai 65 anni ma il 17,6% dai 15 anni in su.
Casi in aumento, ma calano i centri specializzati
A fare il punto sulla prevenzione dell’ipovisione e della cecità è la relazione annuale del ministero della Salute al Parlamento. Il numero dei casi assistiti risulta aumentato rispetto all’anno precedente, passando da 22.091 nel 2016 a 26.900 nel 2017. L’incremento dei casi (+4.809) segnala un aumento significativo della domanda di riabilitazione visiva. Però, se da un lato aumenta l’esigenza di interventi per la riabilitazione visiva, dall’altro i centri in cui effettuarla sono in diminuzione e la loro distribuzione sul territorio è molto disomogenea. Il quadro della riabilitazione visiva dell’infanzia, per esempio, presenta notevoli criticità, prima tra tutte la distribuzione dei centri specializzati: nel centro sud cinque Regioni (circa sei milioni di cittadini) non hanno servizi pediatrici specifici per la diagnosi e la riabilitazione visiva.
Lombardia più virtuosa
La legge 284/97 stabilisce l’esistenza di specifici centri di prevenzione e riabilitazione visiva che devono erogare prestazioni specialistiche. Il loro numero però continua a calare, con una forte disomogeneità sul territorio nazionale. Sono passati infatti da 59 del 2016 a 51 nel 2017 (erano 70 nel 2015). A fronte della Lombardia che ne ha 14, ben 8 Regioni e 2 Province Autonome hanno dichiarato di averne un solo. Tra queste anche Regioni con grande estensione territoriale come Campania, Calabria, e la Sicilia (dove nel 2017 non è stata rinnovata la convenzione in 9 centri su 10). Eppure la riabilitazione visiva serve a prevenire o curare circa l’80% dei disturbi.
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