Argomenti trattati
Un semplice esame del sangue, non invasivo e rapido da effettuare, potrebbe rappresentare un cambiamento importante nel trattamento delle forme invasive di due delle più gravi forme di meningite batterica, quelle causate dai batteri Streptococcus Pneumoniae e Neisseria Meningitidis.
Predire la severità dell’infezione
La scoperta, pubblicata sulla rivista scientifica “Frontiers in Medicine” , arriva da un gruppo di ricercatori tutto italiano: a fare la differenza sarebbe l’individuazione di un particolare biomarcatore, D-dimero, che avrebbe la caratteristica di predire precocemente la severità dell’infezione, dando la possibilità ai medici di stabilire con tempestività e maggior precisione il trattamento da effettuare.
Arruolati 270 pazienti
Lo studio, che rappresenta una delle casistiche più ampie finora pubblicate sulla meningite batterica, è stato condotto esaminando nel corso dei sei anni e mezzo 270 pazienti con meningite batterica ricoverati nell’ospedale Cotugno di Napoli, ed è stato condotto in collaborazione con diverse strutture ospedaliere e centri di ricerca italiani, tra cui la clinica infettivologica di Udine e il Cnr di Pisa. Dei 270 pazienti arruolati, 132 avevano meningite dovuta a S. pneumoniae e 90 avevano meningite dovuta a N. meningitidis, mentre i rimanenti 48 avevano infezioni di altro tipo causate dai due batteri.
Prevenire mortalità e forme gravi
Sebbene lo studio del biomarcatore D-dimero sia risultato rivelatore nel predire il rischio di mortalità e complicazioni in entrambi i tipi di meningite batterica, i dati raccolti sono risultati particolarmente significativi soprattutto nella meningite causata da Neisseria meningitidis. A spiegarlo è Simone Meini dell’Unità di Medicina Interna dell’ospedale Felice Lotti di Pontedera (Pisa), prima firma dello studio: “Abbiamo osservato che la misurazione su un prelievo di sangue eseguito nelle prime 24 ore del biomarcatore D-dimero consente di individuare i pazienti affetti da meningite meningococcica a più alto rischio di mortalità e complicazioni, accertando nel valore di 7000 nanogrammi per millilitro il livello sopra il quale il rischio aumenta moltissimo. Poter inquadrare precocemente, attraverso un semplice test del sangue disponibile rapidamente e a basso costo in tutti i laboratori, i pazienti spesso giovanissimi a rischio di mortalità e complicazioni, rappresenta un importante passo avanti per la loro appropriata gestione”.
Fonti / Bibliografia
- Frontiers | D-Dimer as Biomarker for Early Prediction of Clinical Outcomes in Patients With Severe Invasive Infections Due to Streptococcus Pneumoniae and Neisseria MeningitidisSepsis is defined as life-threatening organ dysfunction caused by a dysregulated host response to infection; no current clinical measure adequately reflects the concept of dysregulated response. Coagulation plays a pivotal role in the normal response to pathogens (immunothrombosis), thus the evolution toward sepsis-induced coagulopathy could be individuate through coagulation/fibrinolysis-related biomarkers. We focused on the role of D-dimer assessed within 24 h after admission in predicting clinical outcomes in a cohort of 270 patients hospitalized in a 79 months period for meningitis and/or bloodstream infections due to Streptococcus pneumoniae (n = 162) or Neisseria meningitidis (n = 108). Comparisons were performed with unpaired t-test, Mann-Whitney-test or chi-squared-test with continuity correction, as appropriate, and multivariable logistic regression analysis was performed with Bayesian model averaging. In-hospital mortality was 14.8% for the overall population, significantly h...