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In un contesto che vede la legalizzazione per scopi terapeutici in diversi Stati americani e uno scarso numero di ricerche sulla relazione tra marijuana e mortalità per problemi cardiovascolari, uno studio della Georgia University di Atlanta compie cerca di colmare questo vuoto.
L’analisi su 1.200 consumatori
Pubblicata sull’European Journal of Preventive Cardiology, la ricerca punta a fare luce – dal punto di vista statistico – sugli effetti della cannabis sul sistema cardiovascolare. I ricercatori americani sono partiti analizzando i dati dei circa 1.200 pazienti che nel 2015 dichiaravano al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) di farne uso. Questi dati sono stati incrociati con quelli relativi alla mortalità pubblicati nel 2011 dal Centro nazionale di statistica sanitaria e dai centri per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie.
I rischi aumentano di anno in anno
In base al consumo – o meno – di marijuana ma anche di sigarette, il campione è stato ripartito in gruppi: 34% non fumatori, 21% consumatori di sola marijuana, 4% consumatori di sole sigarette, 20% consumatori di entrambe, 16% consumatori di marijuana ed ex-fumatori e 5% ex-fumatori. Nell’intervallo di tempo preso in esame, il rischio di decesso per ipertensione derivato dal consumo di cannabis è risultato 3,42 volte più alto nei consumatori, rispetto a chi non ne faceva uso. Con fattori di rischio che aumentano di 1,04 volte per ogni anno di consumo.
Dubbi sull’utilizzo terapeutico
I risultati fotografano senza dubbi come l’utilizzo di marijuana possa effettivamente aumentare il rischio di mortalità per ipertensione. Inoltre, più l’utilizzo di questa sostanza si protrae nel tempo, più crescono i fattori di rischio. Come spiegato dai ricercatori americani, l’utilizzo a scopi terapeutici della marijuana necessita, dunque, di ulteriori studi per indagarne gli effetti sul sistema cardiovascolare.