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Spesso gli italiani, 1 su 3, associano le malattie reumatiche ai dolori alle ossa, come quelli dovuti al freddo, al cambio di stagione o all’umidità. In realtà le malattie reumatiche possono colpire alcuni organi interni, e non solo articolazioni e ossa. A soffrirne maggiormente sono soprattutto le donne, anche in giovane età.
Uno studio sui farmaci
A sostenerlo sono i dati di un progetto multicentrico, che gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità e Società italiana di reumatologia stanno portando avanti, esaminando i farmaci associati alle terapie per le diverse patologie reumatiche, tra cui quelle autoimmuni.
Serve differenziarli per uomo e donna?
Il loro intento consiste nel monitorare da vicino la somministrazione farmacologica nelle donne e negli uomini con l’obiettivo di trovare una cura appropriata, una terapia diversa o un differente dosaggio del farmaco per l’uomo e per la donna. Angela Tincani, coordinatrice del gruppo, spiega che le malattie autoimmuni si manifestano in modo diverso a seconda dei sintomi, del decorso e della risposta alla terapia. Le donne infatti hanno un peso corporeo, uno stile di vita ed esigenze differenti rispetto agli uomini. Inoltre, tiroiditi, Sindrome di Sjogren e Lupus (LES) si presentano nelle donne anche 10 volte di più rispetto agli uomini.
Anche l’età conta
Le divergenze tra sesso maschile e femminile possono inoltre variare non solo a seconda della malattia reumatica, ma anche in base all’età. Il rapporto donna uomo in caso di artrite reumatoide infatti è di 3 a 1 intorno ai 50 anni, 2 a 1 tra i 55 e i 65 anni e di 1 a 3 dopo i 75 anni. Spontilite anchilosante e morbo di Paget invece prediligono soprattutto gli uomini.
Questione di ormoni
Le donne sarebbero più esposte alle malattie reumatiche per diversi fattori: genetici, biologici e ambientali. La presenza degli estrogeni, inoltre, gioca un ruolo fondamentale nella donna in quanto da un lato la rende più resistente alle infezioni, dall’altro più predisposta a malattie autoimmuni sempre di matrice reumatica. Altri fattori dipendono dal tipo di patologia, dallo stile di vita, dall’alimentazione e dalle abitudini personali. Ad esempio, una donna che impiega gran parte del tempo a casa è più esposta a muffe e acari, quindi ad antigeni che possono interferire sulla risposta immunitaria.
Sì alla gravidanza
Per anni si è continuato a credere che le donne con malattie reumatiche non potessero gestire una gravidanza e di conseguenza avere figli. I motivi per cui le pazienti affette da malattie autoimmuni hanno meno figli sono invece la paura di trasmettere la patologia al piccolo e che i farmaci possano provocare danni alla salute del bambino. In realtà anche le donne con patologie di questa natura possono rimanere incinte purché la gestazione sia tenuta sotto controllo e che i medici.