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Nonostante si tratti di una malattia abbastanza diffusa, il lupus, il cui nome completo è lupus eritematoso sistemico, è poco conosciuto. Questo non fa che rallentare la diagnosi, quando invece la tempestività è fondamentale: scoprire la malattia per tempo e iniziare precocemente le cure significa, infatti, evitare conseguenze molto serie.
Gli uomini sono colpiti raramente
Il lupus eritematoso sistemico è una malattia reumatica infiammatoria autoimmune che colpisce in via quasi esclusiva il sesso femminile, soprattutto in giovane età. Il rapporto con il sesso maschile, infatti, è 9 a 1: per ogni uomo malato ci sono ben nove donne affette. Alla base della malattia c’è un funzionamento anomalo del sistema immunitario che, per cause ancora da chiarire, attacca componenti interne all’organismo.
Come si manifesta
Nella maggior parte dei casi il lupus esordisce in modo subdolo, con sintomi che fanno pensare a tutt’altro, come malessere generale, inappetenza, perdita di peso, febbre, gonfiore dei linfonodi, stanchezza, e dolori articolari. Nel tempo, però, compaiono anche disturbi più caratteristici. Innanzitutto, lesioni cutanee a forma di farfalla, che ricordano il morso di un lupo, di qui il nome. In genere, appaiono prima sul volto, estendendosi dalla radice del naso alle guance, poi sulle braccia e sul decolleté: le zone più esposte al sole. Poi, si notano lesioni e infiammazioni del tessuto connettivo, che sono responsabili dei dolori a livello muscolare e articolare in tutto il corpo. La malattia, specialmente se trascurata, può colpire anche reni, polmoni, cuore e sistema nervoso. In particolare, può portare a un deterioramento della funzionalità del rene, talvolta rendendo necessaria la dialisi.
Si può curare
Se colto precocemente, attraverso gli esami del sangue, il lupus può essere curato con farmaci di fondo e antinfiammatori, quasi sempre cortisone, che riduce l’infiammazione e al tempo stesso l’azione nociva del sistema immunitario. Da poco più di un anno è disponibile anche in Italia un anticorpo monoclonale (belimumab), che al momento sembra essere efficace. “Agisce sul controllo dei linfociti implicati nella potente reazione autoimmune che provoca danni agli organi e ai tessuti del corpo” ha affermato Amato De Paulis, docente di medicina interna e direttore della sezione delle malattie autoimmuni dell’Università Federico II di Napoli.