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I sintomi che accompagnano la sindrome dell’ intestino irritabile sono spesso sottovalutati. Questa patologia comporta dolore addominale, gonfiore e meteorismo, associati spesso a stipsi e diarrea. Tuttavia, nonostante la qualità della vita risulti sensibilmente compromessa, chi ne soffre tende a risolvere il problema con rimedi fai-da-te. Questo, perlomeno, è quanto emerso da una ricerca del Censis, Centro Studi Investimenti Sociali.
Una malattia “giovane”
Di solito, la sindrome dell’intestino irritabile compare prima dei 30 anni, ma la diagnosi è sempre tardiva. Infatti, come afferma la curatrice della ricerca, Ughetta Favazzi, responsabile dell’area welfare e salute del Censis, “nella fase iniziale, che può durare anche diversi anni, la persona colpita tende a sottovalutare i sintomi e li gestisce autonomamente”.
Compromessa la qualità di vita
Inoltre, secondo quanto emerge dall’indagine del Censis – condotta su un campione di pazienti in cura presso vari centri di gastroentereologia – la sindrome dell’intestino irritabile avrebbe una forte ripercussione sulla qualità della vita affettiva e relazionale. Gli effetti psicologici causati dalla sindrome dell’intestino irritabile non sono da sottovalutare. L’imbarazzo rispetto ad alcuni sintomi può portare persino ad assentarsi sul lavoro, ridurre i viaggi e le cene fuori casa e, in alcuni casi, può provocare disagi all’interno della vita di coppia.
Una difficile “convivenza”
A questo proposito, sottolinea Enrico Stefano Corazzari, gastroenterologo presso il Dipartimento di medicina interna e specialità mediche dell’Università La Sapienza di Roma, “chi ne soffre spesso si abitua ai disturbi e non si rende conto che potrebbe stare meglio. Del resto, non tutti hanno bisogno di interventi medici, ma è pur vero che per le forme più severe sono disponibili terapie con azione mirata che agiscono contemporaneamente sul dolore e sulla stipsi.