Infarto: se si ammalano di Covid-19, le donne rischiano di più

Stefania Lupi A cura di Stefania Lupi Pubblicato il 23/03/2021 Aggiornato il 23/03/2021

L’arresto cardiaco è nove volte più pericoloso per le donne, specie se colpite da Covid-19. Inoltre, arrivano tardi in ospedale, sono sottorappresentate negli studi clinici, vengono curate meno degli uomini e fanno meno prevenzione

Infarto: se si ammalano di Covid-19, le donne rischiano di più

Il cuore delle donne è a più a rischio rispetto a quello degli uomini. Tanto più in questo momento, ossia se si ammalano di Covid-19. Ad affermarlo è una ricerca condotta in Svezia pubblicata sull’European Heart Journal, condotta su circa 2.000 persone e coordinata dall’Università di Goteborg. Secondo lo studio, chi è affetto da Covid-19 in caso di infarto ha un rischio più alto di decesso, sia dentro l’ospedale sia all’esterno. Ma per le donne i rischi si impennano, tanto che per loro le probabilità di morte in salirebbero addirittura di nove volte.

Si fa meno prevenzione

Tra gli effetti collaterali del Covid-19, infatti, è stato osservato un aumento della mortalità per infarto e arresto cardiaco, dovuto al ritardo di accesso agli ospedali in presenza di sintomi come il dolore toracico. Ma non solo. Il ritardo si è accumulato anche nella prevenzione, cioè nello svolgimento delle diagnostiche di screening delle persone sane. E questo vale soprattutto per le donne. Spiega Daniela Trabattoni, Responsabile del Women Heart Center del Centro Cardiologico Monzino  di Milano: “nei soggetti con patologie cardiache e multipli fattori di rischio cardiovascolari, l’infezione da Sars-Cov-2 può risultare in forme anche molto aggressive. Quindi è importante conoscere il proprio rischio cardiovascolare per mettere a punto strategie di prevenzione personalizzate e più efficaci. Per esempio, partendo dalla prevenzione di sindromi coronariche acute tipiche della donna, come la sindrome di Takotsubo  o “cuore infranto”, abbiamo osservato per un lungo periodo che nelle pazienti è presente una disfunzione endoteliale e una iperaggregabilità piastrinica maggiore rispetto alle donne sane. Quindi abbiamo imparato che la sindrome di Takotsubo non è legata solo a stress o emotività, ma si associa ad alterazioni che permangono nel tempo. Il nostro studio ci aiuta pertanto nella scelta di trattamenti farmacologici che permettano una protezione “sartoriale” nei confronti di possibili recidive di patologia.”

Gli estrogeni non proteggono per sempre

Il perché di questa “sottovalutazione” del rischio cardiovascolare nel sesso femminile nasce da una convinzione, ovvero che la prevenzione degli estrogeni sia una sorta di “ombrello” che preserva sempre e comunque dai rischi. Ma se  è vero che durante il periodo fertile della loro vita le donne sono davvero a minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto all’uomo, fatte salve le patologie congenite o metaboliche,  questa protezione scompare dopo la menopausa, quando gli ormoni femminili estrogeni vengono meno. Così succede che le donne sviluppano malattie cardiovascolari con circa dieci anni di ritardo rispetto agli uomini, ma quando questo succede avviene in maniera più grave. Stando alle cifre, infatti, il 38% delle donne che ha avuto un infarto può perdere la vita entro il primo anno, mentre per gli uomini la percentuale è di circa un quarto.

 

 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

L’attacco cardiaco assume volti diversi, che spesso lo rendono difficilmente riconoscibile. Nelle donne è più alta la probabilità di sintomi atipici come affaticamento, dolore addominale, nausea, vomito, indigestione e mal di schiena.

 

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