Argomenti trattati
Si è abbassato il livello di allarme per l’ Hiv rispetto agli anni ’80, quando L’aids mieteva vittime ogni giorno e suscitava il terrore tra i soggetti a rischio e non solo. Eppure il virus dell’Hiv in Italia colpisce ancora una persona ogni due ore.
Non fa più paura
Negli anni ’80 fecero scalpore i casi di tanti attori, musicisti e personaggi noti che annunciarono al mondo di essere affetti dall’aids. Il terrore nei confronti dell’Hiv dilagava, anche perché si susseguivano informazioni diverse sulle modalità di contagio: dalla siringa alla saliva e al sangue e perfino al morso della zanzara. Ora la paura è diminuita, con conseguente abbassamento della soglia di attenzione e prevenzione nei confronti della malattia.
4.000 nuovi casi all’anno
Eppure, in Italia sono oltre 120 mila le persone che convivono con l’Hiv. E ogni anno si registrano 4.000 nuovi casi, soprattutto tra i giovani, e di questi il 60% è scoperto in una fase tardiva dell’infezione. La Lombardia è una delle regioni più colpite, con circa 20 mila persone sieropositive, insieme a Lazio, Emilia Romagna e Liguria.
Prima causa sesso non protetto
Secondo il bollettino del Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità, la maggioranza delle nuove diagnosi d’infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’84,1% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 43,2%, maschi omosessuali 40,9%). Il 27,1% delle persone positive all’Hiv nella Penisola è di nazionalità straniera. Sul fronte della prevenzione arrivano cattive notizie: il 37% degli italiani non si è mai sottoposto al test Hiv e il 5% delle persone che vivono con il virus non l’ha mai detto al proprio partner. Quattro malati su dieci non confidano la sieropositività ai familiari e il 74% non ne fa cenno al lavoro.