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Un passo in avanti nella lotta ai tumori al seno. È stato dimostrato che alcuni farmaci per l’osteoporosi può essere utilizzato con successo a supporto della chemioterapia in alcune forme aggressive di tumore al seno.
Cellule mielodi ad azione antitumorale
Uno studio dell’Istituto nazionale dei tumori ha identificato negli aminobifosfonati, farmaci già utilizzati nel trattamento dell’osteoporosi, una nuova arma per aiutare la chemioterapia a combattere i tumori al seno più aggressivi. I risultati, ottenuti con il sostegno dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Reports. I ricercatori hanno dimostrato l’efficacia degli aminobifosfonati, in combinazione alla chemioterapia tradizionale, nell’interrompere l’effetto nocivo della matrice extracellulare sul sistema immunitario. In pratica, questi farmaci, secondo i ricercatori, agiscono sulle cellule mielodi e le riattivano con una funzione anti-tumorale.
Ecm3 caratterizza il 35% dei tumori al seno
“Il tumore non è formato solo da cellule impazzite, ma anche da cellule appartenenti al sistema immunitario, tra cui le cellule mieloidi, e da matrice extracellulare (Ecm): nell’insieme contribuiscono a determinare le differenze biologiche e cliniche del cancro al seno – spiega la dottoressa Sabina Sangaletti, autrice dello studio -. Per questo la maggior presenza di proteine della matrice in combinazione con le cellule mieloidi può essere associata a un diverso gruppo prognostico che evidenzia la gravità del tumore del seno. All’Istituto nazionale tumori è stata dimostrata l’esistenza di un profilo di espressione genica detto Ecm3, che caratterizza il 35% dei tumori al seno ed è associato a prognosi sfavorevole nei tumori di alto grado, perché indicativo di una maggiore aggressività e minore risposta alla chemioterapia”.
Punto di partenza per un nuovo studio clinico
I ricercatori hanno dimostrato che i farmaci per l’osteoporosi, gli aminobifosfonati, possono bloccare le cosiddette “cellule mieloidi” che contribuiscono alla crescita del tumore e quindi, favorire la risposta alla chemioterapia. Questo non è che il punto di partenza nella lotta ai tumori al seno. “Questa ricerca potrà dar vita a uno studio clinico in cui pazienti con tumori ad alto grado con caratteristiche Ecm3 saranno trattati con farmaci capaci di modulare la funzione delle cellule mieloidi in associazione alla chemioterapia”, conclude la dottoressa Sabina Sangaletti.