Argomenti trattati
L’ emicrania è considerata una malattia prettamente femminile. Infatti, colpisce con maggiore frequenza le donne rispetto agli uomini. La ragione? Probabilmente le variazioni ormonali che si verificano ogni mese, in relazione al ciclo mestruale. La conferma arriva da uno studio condotto in laboratorio da un team di ricercatori statunitensi, dell’Università dell’Arizona, presentato al meeting annuale dell’American Society for Biochemistry and Molecular Biology che si è tenuto recentemente.
Uno studio in laboratorio
Il nuovo studio è stato condotto su un gruppo di topi di entrambi i sessi. Gli autori hanno condotto una serie di indagini e test per verificare il ruolo dello scambiatore di protoni di sodio (NHE1), che regola il trasporto di particelle di sodio attraverso le membrane cellulari, comprese quelle che costituiscono la barriera fra sangue e cervello. Hanno così scoperto che i livelli di espressione di questo scambiatore erano quattro volte più alti nel cervello dei ratti maschi. Si tratta di una scoperta molto importante, visto che è stato dimostrato che quando l’NHE1 è troppo scarso o non funziona correttamente subentrano delle alterazioni che possono favorire l’ emicrania: aumenta la percezione del dolore e, di contro, diminuisce la capacità dei farmaci di attraversare la barriera emato-encefalica. In altre parole, se l’NHE1 è in qualche modo alterato, aumenta la vulnerabilità alle crisi emicraniche e diminuisce la reattività ai farmaci utili contro le crisi stesse.
Il ruolo degli estrogeni
Non solo. Gli esperti hanno anche scoperto che, nei topi femmine, i livelli di estrogeni erano più alti mentre più bassi erano i valori di NHE1 espressi nelle cellule endoteliali che formano i vasi sanguigni nel cervello. “Sulla base delle nostre scoperte pensiamo che le donne siano più suscettibili all’ emicrania perché le fluttuazioni dell’ormone sessuale principale, l’estrogeno, portano a cambiamenti nell’espressione di NHE1, cosa che potrebbe lasciare il cervello vulnerabile all’attivazione del dolore” hanno spiegato gli autori.