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L’ emicrania cronica non causa solo sofferenza, ma può anche incrementare il rischio di trombosi e di ischemie cerebrali (ictus) e cardiache. È questo il risultato di una ricerca italiana condotta dal Centro Cefalee dell’Istituto San Raffaele di Roma.
Le donne sono più a rischio
Lo studio, pubblicato sulla rivista Neurology, ha coinvolto 550 pazienti affetti da emicrania cronica e altri 110 volontari sani che hanno costituito il gruppo di controllo. È risultato che nelle donne con meno di 45 anni soggette ad almeno 25 giorni al mese di emicrania, esiste un aumentato rischio di sviluppare trombosi e ischemie. Secondo i ricercatori, il maggior tasso di coagulabilità del sangue sarebbe dovuto a una disfunzione e a un’infiammazione dell’endotelio, il rivestimento dei vasi sanguigni, dovuto al ripetersi degli episodi di emicrania cronica. Secondo Piero Barbanti, direttore del Centro Cefalee, lo studio evidenzia la necessità di utilizzare nuovi trattamenti preventivi, con anticorpi monoclonali, sui pazienti. Ridurre il rischio trombotico derivante da emicrania cronica è, dunque, possibile grazie alle nuove opportunità che sono oggi in fase di sviluppo.
Una malattia invalidante
Di emicrania cronica in Italia soffrono cinque milioni di persone. Le donne sono le più colpite: il 18% rispetto al 9% degli uomini. L’impatto sulla qualità di vita è altissimo: il 70% non riesce a svolgere attività lavorativa o scolastica e questo comporta un costo indiretto di 20 miliardi di euro all’anno. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) colloca l’emicrania cronica al decimo posto tra le patologie più invalidanti al mondo, quindi con una prevalenza superiore a diabete e asma. La fase principale dura in genere da 4 a 72 ore. Prima di un attacco, in un tempo che può variare da qualche ora fino a più giorni, alcune persone sperimentano segni anticipatori, come stanchezza e sonno.