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L’emicrania tende ancora a essere sottovalutata e spesso rimane non diagnosticata e non trattata. Le più colpite sono le donne il 15,8% contro il 5% dei maschi.
Anche prima dei 18 anni
L’età media dei primi sintomi è 22 anni. L’esordio precoce appare più frequente tra le donne: per il 42,1% addirittura prima dei 18 anni. Nel complesso la malattia appare più condizionante per le donne, che nel 34,1% dei casi definiscono “scadente” il proprio stato di salute. Sono alcuni tra i dati emersi dalla ricerca “Vivere con l’emicrania” realizzata dal Censis.
Un disturbo sottovalutato
Il 41,1% dei pazienti ha aspettato più di un anno prima di rivolgersi al medico dopo il primo episodio e il 36,7% ammette di aver derubricato il proprio mal di testa come un disturbo che è normale avere di tanto in tanto, il 28,7% lo considera un problema passeggero e l’8% un lieve fastidio. Solo il 13,6% ha consultato il medico appena i sintomi si sono palesati. Il ritardo, spesso, sembra essere causato dalla tendenza a minimizzare il problema, legata alla difficoltà di associare al mal di testa a un vero pericolo per la propria salute.
La paura del prossimo attacco
La durata media di un attacco, se la patologia non è debitamente trattata, nel 46% dei casi è pari a 24-48 ore. Nell’ultimo mese prima dello studio il 44,3% dei pazienti ha contato tra i 6 e i 15 giorni di dolore. Il 69,9% non riesce a fare nulla durante l’attacco, il 58% vive nella paura aspettando l’insorgenza dei sintomi. Per quasi il 28% dei pazienti, l’emicrania ha riflessi sull’attività professionale, per il 18% sul percorso di studi.
L’informazione e i farmaci
I pazienti si dichiarano in larga maggioranza (oltre l’80%) molto o abbastanza informati circa l’emicrania. I professionisti sanitari sono la fonte più citata (83,7%), in particolare il neurologo (48,6%). Ma non è modesta la percentuale di quanti indicano internet come fonte informativa (43,2%). Sono frequenti le testimonianze di pazienti con difficoltà a comprendere la malattia di cui sono affetti. Nel caso della terapia, i pazienti ricorrono in misura maggiore (82,3%) alla somministrazione di farmaci analgesici/antiemicranici soggetti a prescrizione (in quasi la metà dei casi di tratta di triptani), mentre il 31,8% utilizza medicinali da banco. I farmaci soggetti a prescrizione sono ottenuti in gran parte attraverso il Servizio sanitario nazionale, ma solo per il 19,5% in modo totalmente gratuito.