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L’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo ad avere una legge in materia di dolori cronici e diritto a non soffrire. La legge 38/2010 tende una mano a chi soffre di dolori cronici, garantendo il diritto di tutti ad accedere a cure palliative e terapia del dolore. Eppure solo nel 2015 sono stati circa 10 milioni gli italiani costretti a recarsi al Pronto soccorso a causa di dolori cronici.
Mal di schiena e cefalea in cima alla classifica
È il mal di schiena a rivelare di gran lunga una maggiore incidenza, colpendo il 78% dei pazienti. Enormi disagi anche per il 16% dei pazienti afflitti da cefalee, e per il 5% interessati da coliche renali. Il restante 1% sono pazienti con dolori derivati da interventi chirurgici.
Maggiore informazione
Dati allarmanti che, come spiega Gianfranco Gensini, professore di medicina interna e presidente del Centro studi medicina avanzata (Cesmav), confermano l’importanza della normativa italiana. Ma che occorre conoscere e soprattutto applicare al meglio. Occorre prima di ogni altra cosa informare i cittadini circa le possibilità offerte dalla legge. Anche perché i dolori cronici influiscono pesantemente sulla qualità della vita, condizionandola in molti aspetti. Sotto questo punto di vista, come sottolineato da Raffaella Pannuti, presidente della Onlus Fondazione Assistenza nazionale tumori (Ant), il dolore da fisico diventa anche sociale e morale.
Infortuni, ma anche tumori
Tra i fattori che portano a questo tipo di problemi si annoverano incidenti o infortuni e patologie più gravi come i tumori.Un dato che rimarca ancora una volta l’importanza per il cittadino di essere informato. In questa lotta, il Fadoi (Associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti) punta a coinvolgere sempre più il personale infermieristico, solitamente il primo a entrare in contatto con il cittadino che si reca in Pronto soccorso.
Più colpite le donne
I dolori cronici affliggono in tutto il 20% della popolazione italiana, con un’incidenza media maggiore nelle donne, mentre le medie europee variano tra il 12% e il 25%. Permettere l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore a tutti i cittadini vuol dire seguire la persona nella lotta a ogni tipologia di dolore. Il dolore diventa esso stesso malattia, comportando disagi che il medico deve avere l’accortezza di affrontare con il giusto tatto. La comunicazione con il paziente è fondamentale, per comprenderne i disagi e aiutarlo a superarli.