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E se non esistessero solo due tipi di diabete, ma cinque? Lo suggerisce un nuovo studio di un’Università svedese, apparso sulla rivista medica “The Lancet Diabetes and Endocrinology”.
La classificazione corrente
Attualmente la malattia è divisa in due sottotipi:
- il diabete di tipo 1, generalmente diagnosticato durante l’infanzia, rappresenta circa il 10% dei casi: l’organismo non produce insulina, l’ormone che aiuta a regolare i livelli di zucchero nel sangue;
- I diabete di tipo 2: il corpo non produce abbastanza insulina o non riesce a utilizzarla correttamente.
Secondo i ricercatori svedesi, però, questa classificazione è troppo semplicistica. Analizzando i dati di oltre 14mila pazienti diabetici di vari paesi scandinavi e considerando l’età all’esordio dei sintomi, il grado di resistenza all’insulina e l’indice di massa corporea, sono stati elaborati cinque tipi di diabete: tre forme gravi e due più lievi.
Le nuove sottocategorie
Nella prima rientrano i pazienti con l’attuale tipo 1 di diabete. Il secondo tipo è composto da pazienti relativamente giovani, insulino-carenti; il terzo da persone con insulino-resistenza grave, di solito in sovrappeso; il quarto pazienti di mezza età con diabete correlato all’obesità; il quinto è simile al precedente ma è tipico delle persone anziane. I primi due sono perciò sottocategorie del diabete di tipo 1, gli altri sarebbero forme diverse del diabete di tipo 2, che oggi vengono ascritte indistintamente a questo.
Cure personalizzate
I nuovi risultati sono coerenti con la crescente tendenza verso la “medicina di precisione”, che tiene conto delle differenze tra gli individui nella gestione delle malattie. Secondo i ricercatori suddividere in modo più preciso i pazienti potrebbe modificare le cure, aiutando a renderle “su misura”.