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Misura parametri quali età, emoglobina glicata, albuminuria, livelli di colesterolo Hdl e circonferenza vita, e poi li incrocia, arrivando a definire per ciascun soggetto con diabete di tipo 1 il livello di rischio – basso, intermedio o elevato – di sviluppo di complicanze cardiovascolari. Il particolare termometro è stato messo a punto da un gruppo di giovani ricercatori della Società italiana di diabetologia ed è stato presentato in occasione dell’ultimo Congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) svoltosi a Monaco di Baviera (Germania).
Interventi correttivi mirati
Lo strumento è stato ideato per individuare i soggetti diabetici a maggior rischio di complicanze affinché sia possibile poi, una volta individuato il livello di rischio, dare vita a interventi correttivi mirati a modificare fattori di rischio e stili di vita: l’obiettivo è quindi ridurre sempre di più il divario di aspettativa di vita delle persone con diabete di tipo 1 rispetto a chi non soffre di questa malattia.
Aspettativa di vita inferiore
Sebbene, infatti, l’aspettativa di vita() delle persone con diabete di tipo 1 sia progressivamente aumentata nel tempo, due ricerche pubblicate su Diabetologia, la rivista ufficiale dell’Easd, indicano però che risulta ancora oggi inferiore di 10-12 anni rispetto a quella della popolazione generale, e questo nonostante negli ultimi anni siano stati compiuti molti progressi in fatto di terapia insulinica e di sistemi di controllo dei valori della glicemia.