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Il nesso tra depressione e frequenza cardiaca è emerso da uno studio pilota presentato recentemente al Congresso europeo di neuropsicofarmacologia. Già da tempo era noto questo collegamento, ma fino a ora non si era capito esattamente come l’una fosse correlata all’altra.
Frequenza cardiaca osservata speciale
Carmen Schiweck, del Dipartimento di psichiatria presso la Goethe University di Francoforte e principale ricercatrice, ha rivelato che gli elementi fondamentali dello studio sono stati la registrazione continua della frequenza cardiaca per diversi giorni e notti e l’uso della nuova ketamina antidepressiva, che può alleviare la depressione più o meno istantaneamente. Questo ha permesso di osservare che la frequenza cardiaca media a riposo può cambiare improvvisamente e riflettere il cambiamento di umore. La ketamina ha una storia sia come anestetico sia come droga diffusa nelle discoteche e tra i giovani. A dicembre dello scorso anno, però, è stata autorizzata anche come farmaco per curare la depressione maggiore in Europa.
Gli effetti della ketamina
Gli antidepressivi tradizionali possono richiedere settimane prima di avere effetto, al contrario la ketamina agisce rapidamente, con risultati spesso visibili in pochi minuti. Il team di ricercatori ha lavorato su un piccolo campione di 16 pazienti con disturbo depressivo maggiore, nessuno dei quali aveva risposto al trattamento abituale, e su 16 soggetti sani. Hanno misurato i loro battiti cardiaci per 4 giorni e 3 notti, quindi ai volontari con depressione è stato somministrato un trattamento con ketamina o un placebo. I pazienti depressi avevano una frequenza cardiaca che era di circa 10-15 battiti al minuto più alta rispetto al gruppo di controllo. Dopo il trattamento sono state nuovamente misurate le frequenze cardiache e si è scoperto che, sia la frequenza sia la fluttuazione del battito cardiaco dei pazienti precedentemente depressi, erano cambiate ed erano più vicine a quelle riscontrate nel gruppo di controllo.
Utilizzata come biomarcatore
Gli scienziati sono stati quindi in grado di utilizzare la frequenza cardiaca nelle 24 ore come “biomarcatore” per la depressione. Lo studio suggerisce che, proprio misurando la frequenza cardiaca è possibile con semplicità stabilire con una certa affidabilità se una persona è depressa nel periodo in cui viene effettuata l’analisi. La frequenza cardiaca è stata misurata utilizzando un mini-Ecg indossabile. I dati sono stati inviati a un software di intelligenza artificiale che è stato in grado di classificare correttamente quasi tutti i controlli e i pazienti come depressi o sani.