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Molti pensano che curarsi con le erbe sia semplice e privo di controindicazioni. E che, proprio perché naturali, questi prodotti si possano assumere come e quando si vuole. In realtà, non sempre naturale è sinonimo di sicurezza. Puntare sulle cure alternative è una scelta che va fatta con attenzione. Perché ci sono erbe che contengono sostanze tossiche. Infatti, molti principi attivi contenuti nei prodotti naturali sono uguali a quelli presenti nei farmaci veri e propri. Ma, mentre i principi attivi contenuti nei farmaci sono dosati e controllabili, la situazione cambia nel caso dei preparati naturali, per i quali è molto più complesso stabilire la quantità di erbe contenuta.
Rischi di sovradosaggio o efficacia ridotta
Le persone che preferiscono curarsi con le erbe per attenuare certi sintomi o perché sperano di potenziare l’effetto dei farmaci convenzionali, devono sapere che in alcuni casi questo genere di prodotti può sia diminuire gli effetti terapeutici dei farmaci stessi sia aumentarli, in entrambi i casi con possibili danni per la salute.
Serve cautela
Prudenza e moderazione, dunque, devono essere le parole d’ordine quando si decide di curarsi con le erbe. Un invito alla prudenza che arriva anche da uno studio pubblicato sulla rivista medica The British Journal of Clinical Pharmacology, condotto da un gruppo di farmacisti clinici dell’Università di Stellenbosch, in Sud Africa, su oltre 5.000 rapporti e ricerche per approfondire l’interazione fra farmaci erboristici e medicinali industriali.
Pericoli anche seri
Chi per esempio assume un comune anticoagulante, come la warfarina, per le malattie cardiocircolatorie, e nello stesso tempo utilizza prodotti a base di iperico, ginseng, succo di goji, salvia, semi di lino, cranberry e camomilla, corre il rischio di modificare l’azione del farmaco, andando incontro a emorragie. Queste piante, infatti, contengono dei composti attivi che possono interferire con un enzima che rende attiva ed efficace il farmaco anticoagulante (warfarina).