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Quando si pensa al colesterolo alto, in automatico lo si collega al consumo eccessivo di determinati cibi particolarmente ricchi di grassi (burro, formaggio, uova, salumi, crostacei e frattaglie). E questo è vero. Solo in parte, però. Ora si è scoperto che a incidere sul colesterolo alto non è solo quello che si mangia, ma anche “come” lo si mangia: ovvero di fretta piuttosto che con calma, masticando lentamente. Ebbene, nel primo caso il rischio di avere il colesterolo alto raddoppia.
Che cosa è stato scoperto?
A giungere a questa conclusione è stato un gruppo di ricerca dell’Università Federico II di Napoli al termine di uno studio condotto su 187 persone obese. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Translational Medicine, ha dimostrato che chi consuma i pasti in meno di 20 minuti ha il doppio di probabilità di avere il colesterolo alto. “Il colesterolo è un fattore di rischio noto per malattie cardiovascolari come infarto e ictus, ma non è il solo elemento metabolico che peggiora con un pasto troppo frettoloso”, spiega Annamaria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), che ha coordinato la ricerca. “Studi precedenti avevano già mostrato che mangiare troppo rapidamente si associa a un aumento del consumo di cibo.” E quel che è peggio, come sottolinea Colao, “fra i cibi che possono essere mangiati più velocemente ci sono quelli ultra-processati (come alcuni insaccati) che, oltre a essere molto calorici e poco sani, ci rendono anche meno capaci di controllare l’introito calorico”. E, quindi, in ultima analisi, mangiare in fretta fa ingrassare.
Che cosa succede se si mangia troppo in fretta?
Non è la prima volta che si pone l’accento sull’importanza di mangiare lentamente, a vantaggio della digestione e non solo. Masticare a lungo fa anche apprezzare il sapore di un cibo, aumenta il senso di sazietà, favorendo un minore consumo e quindi contribuendo al controllo del peso o addirittura aiutando a perdere chili. A questi vantaggi ora si aggiunge anche il fatto che mangiare lentamente contrasta il rischio di colesterolo alto. Un altro trucco per tenere i valori di colesterolo sotto controllo, come stabilito da un’altra ricerca scientifica, sarebbe quello di consumare determinati alimenti a pranzo piuttosto che a cena. Questa tesi si baserebbe sul fatto che di notte la produzione di colesterolo aumenta e in più l’assorbimento del colesterolo degli alimenti di notte risulta maggiore. In sostanza, a parità di colesterolo contenuto, quello assunto a cena andrebbe ad accumularsi nelle arterie, mentre a pranzo sarebbe metabolizzato più velocemente e smaltito. In particolare, a cena andrebbero limitati al massimo gli acidi grassi saturi (nei prodotti di origine animale) a favore di quelli mono e polinsaturi (di origine vegetale).
Quando il colesterolo è preoccupante?
Il colesterolo è una molecola importantissima per il nostro organismo, in quanto partecipa alla formazione delle membrane cellulari e delle guaine mieliniche del tessuto nervoso ed è la base per la sintesi degli ormoni steroidei (cortisone, androgeni, estrogeni), ma quando è in eccesso (e parliamo in particolare della frazione Ldl, il cosiddetto colesterolo cattivo) rappresenta un pericolo per le arterie e soprattutto per le coronarie. L’ipercolesterolemia è, quindi, uno dei fattori di rischio responsabili delle malattie cardiocircolatorie. Le cause dell’aumento del colesterolo nel sangue sono per lo più dovute a uno stile di vita scorretto (come appunto il mangiare in fretta), a una ridotta attività fisica e a un’alimentazione non equilibrata (colesterolo esogeno), ma a volte anche a una predisposizione familiare, che tende a farlo aumentare a prescindere dalla dieta (colesterolo endogeno).
Il valore del colesterolo totale (Ldl + Hdl) è considerato ottimale se entro i 200 mg/dl, con valori di Ldl fino a 100 mg/dl e di Hdl non inferiore a 50 mg/dl. Ma sono molti gli italiani che non lo controllano e quindi inconsapevolmente si espongono al rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, come ictus e infarto.
Fonti / Bibliografia
- “Forever young at the table”: metabolic effects of eating speed in obesity | Journal of Translational Medicine | Full TextCardiometabolic diseases (CMD) are recognized as the main causes of morbidity and mortality in developed countries. In recent years eating speed (ES) has been of particular interest since some studies have associated it with the development of obesity and CMD. However, the different impact of the ES at which main meals are eaten on the risk of developing these diseases has not yet been identified. Thus, we aimed to investigate the effect of ES at the main meals (breakfast, lunch, and dinner) on the risk of developing cardiometabolic diseases (type 2 diabetes mellitus, dyslipidaemia and hypertension) in middle-aged Caucasian subjects with obesity. For this purpose we carried out a cross-sectional, observational study. One hundred and eighty-seven middle-aged subjects aged 43.6 ± 16 years were enrolled of which anthropometric parameters and lifestyle habits were studied. A dietary interview was performed to collect information about meal duration and eating habi...
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