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La clamidia è la malattia a trasmissione sessuale più frequente nelle donne e ora sembra essere anche molto più pericolosa di quanto si pensasse. Causata da un batterio, sembra, infatti, aumentare in modo significativo il rischio di carcinoma ovarico. È quanto indicato da una ricerca della Division of Cancer Epidemiology and Genetics al National Cancer Institute statunitense.
Infezioni & tumori
Per indagare sul possibile legame tra clamidia e carcinoma ovarico, sono state analizzate le associazioni tra rischio di tumore e la presenza di anticorpi contro diversi agenti infettivi, tra cui la Chlamydia, in due grandi database sul tumore ovarico: uno studio caso-controllo condotto in Polonia, su 279 donne affette dal tumore ovarico e 556 sane, e uno studio caso-controllo americano su 160 donne colpite dal tumore e 160 sane abbinate. In entrambe le indagini, le analisi del sangue hanno rivelato che le pazienti con una storia di clamidia avevano probabilità doppie di contrarre cancro delle ovaie. Precedenti infezioni da papillomavirus (responsabile invece del tumore al collo dell’utero), epatite e herpes non hanno invece evidenziato alcune pericolo aggiuntivo.
Diagnosi ancora difficile e tardiva
Il cancro alle ovaie viene in genere diagnosticato in una fase avanzata e quindi ha spesso una prognosi infausta. Eppure e si potrebbe fare molto in termini di prevenzione del carcinoma ovarico se venisse effettuato uno screening di routine degli agenti infettivi, come la clamidia, peraltro spesso asintomatica.
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