Oltre a proteggere le ossa, il sistema cardiovascolare e la pelle e a combattere disturbi come la disfunzione erettile e l’ipertensione, i mirtilli sono anche in grado di combattere la cistite – disturbo che colpisce in media una donna su quattro in età fertile – e altre infezioni batteriche dell’apparato urinario. A sostenerlo è uno studio pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology, che mette in evidenza che i benefici per l’apparato urinario deriverebbero dal consumo in particolare dei mirtilli rossi, ricchi di proantocianidine, ma allo stesso tempo mette in guardia contro le false credenze e i cosiddetti “rimedi della nonna”, spiegando che l’efficacia antinfettiva di questi frutti sarebbe garantita dall’assunzione di elevate quantità di proantocianidine, e dunque consumare un semplice succo di mirtilli rossi non basterebbe a innescare le difese contro le infezioni urinarie.
Il merito è delle proantocianidine
Come spiega Timothy Boone, presidente del Dipartimento di Urologia dello Houston Methodist Hospital (Texas, Stati Uniti), le proantocianidine avrebbero la funzione di impedire ai batteri di legarsi alle pareti della vescica, prevenendo e combattendo le infezioni batteriche delle vie urinarie che, spesso, nelle donne si trasformano in cistite (un disturbo piuttosto frequente e risolvibile ma che, se sottovalutato, può arrivare ad avere conseguenze gravi fino a degenerare in infezioni renali). Per far sì che le proantocianidine abbiano efficacia, però, è necessario assumerne un quantitativo piuttosto elevato: ed è per questo, si legge nello studio, che mentre le capsule contenti il concentrato in polvere del frutto riducono il rischio di infezioni del tratto urinario, il succo di frutta di mirtilli rossi non sortisce invece i medesimi effetti benefici.