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Un tempo la celiachia era una malattia rara e interessava quasi esclusivamente i bambini. Oggi, invece, la celiachia è abbastanza comune, non solo in età infantile, ma anche fra gli adulti. Le ragioni di questo cambiamento? Da un lato, la maggiore facilità di diagnosi. Dall’altro, la maggiore diffusione dei fattori favorenti. Fortunatamente, stanno nascendo anche degli strumenti che facilitano il trattamento dei soggetti colpiti. L’ultimo è un test in grado di rivelare se si stanno mangiando cibi con glutine in maniera inconsapevole.
Com’è cambiata la celiachia negli anni
Il glutine è un complesso di proteine contenute in alcuni cereali di uso comune, come frumento, orzo e segale. Alcune persone presentano un’intolleranza permanente a questa sostanza, che in termini medici è definita celiachia. Trent’anni fa, in Italia la celiachia coinvolgeva tra le 3 e le 5mila persone, tanto da essere considerata una malattia rara e nella stragrande maggioranza dei casi si trattava di bambini. Oggi, invece, riguarda fra lo 0.5 e l’1.5% della popolazione, 1 individuo su 150: nel 30% dei casi si manifesta in età infantile, nel 70% in età adulta. Le due fasce di età più colpite sono fra i quattro e gli otto anni e tra i 25 e i 35 anni. Le donne sono interessate con un rapporto 3:1 rispetto agli uomini.
Non è più tanto rara
Perché la celiachia si è trasformata da malattia rara dell’età infantile a malattia relativamente comune, anche in età adulta? Innanzitutto perché ora è molto più facile diagnosticarla: rispetto al passato, dunque, la quota di casi sommersi, ossia non riconosciuti, è molto inferiore. Nonostante ciò, si calcola che ancora oggi ci siano circa 400mila persone che non sanno di essere malate. In secondo luogo, perché è effettivamente più diffusa. “Esiste una tendenza reale all’aumento di questa patologia autoimmune dovuto a molteplici cause, molte ancora teoriche. Per esempio, il cambiamento nella coltivazione degli alimenti, molto più intensiva e fertilizzata, lo stile di vita, l’uso di antibiotici anche nell’età pediatrica, il controllo su alcune malattie infettive” conferma il dottor Luca Elli, responsabile Centro Celiachia, Fondazione IRCCS Cà-Granda di Milano.
Il nuovo test che aiuta a valutare la dieta
L’unico modo per trattare la celiachia consiste nel seguire una dieta priva di glutine. Tuttavia, evitare di introdurre questa sostanza non è così semplice: a contenerla, infatti, sono anche alcuni alimenti insospettabili, tanto che secondo alcuni studi internazionali, circa il 20% dei pazienti mangia qualche alimento con il glutine senza saperlo. Fortunatamente, è in fase di sperimentazione, presso la Fondazione IRCCS Cà-Granda di Milano, un nuovo strumento che consente di monitorare la malattia e di rivelare se l’aderenza alla terapia dietetica è totale. Si tratta di un test in grado di indicare il livello di detezione del peptide del glutine nelle urine e nelle feci dei pazienti: un indicatore che aiuta a capire se la persona sta mangiando senza saperlo alimenti con glutine e se questi possono essere eventuali cause dei sintomi avvertiti.
Fonti / Bibliografia
- Luca Elli | Policlinico di MilanoSin dagli anni della laurea mi sono occupato di celiachia, dermatite erpetiforme e di disordini glutine correlati e dei loro aspetti diagnostici e terapeutici. Sono specializzato nelle tecniche di endoscopia digestiva diagnostica, d’urgenza ed operativa .
- Centro di riferimento per la prevenzione e la diagnosi della malattia celiaca | Policlinico di MilanoIl Centro per la Prevenzione e Diagnosi della Malattia Celiaca offre un percorso di diagnosi e cura completo grazie all’approccio multidisciplinare e alle diverse competenze presenti in Policlinico con cui il team di medici gastroenterologi collabora.