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Oltre che essere un gran piacere per molti italiani, bere il caffè sembra avere un bel vantaggio sulla salute: la riduzione della mortalità del 12% anche nei soggetti più sensibili alla caffeina. Secondo un gruppo di ricercatori dello U.S. National Cancer Institute, i benefici non vengono meno anche quando se ne consuma tanto.
Lo studio durato 10 anni
Pubblicato sulla rivista Lancet Internal Medicine, lo studio è stato condotto su un campione di 500mila britannici che hanno dovuto rispondere a questionari relativi al consumo di caffè e sono stati sottoposti a un test genetico. Il campione è stato seguito per 10 anni, durante i quali sono morti circa 15mila partecipanti. Un terzo dei partecipanti beveva da due a tre tazze al giorno, mentre 10mila superavano le otto.
Cala la mortalità
L’esperimento ha dimostrato che il minor rischio di morte prematura riguarda tutti i consumatori di caffè, indipendentemente dalla quantità assunta e in chi ha la variante del Dna che rende più lento il metabolismo della caffeina. Poiché però questa bevanda contiene oltre mille composti, compresi gli antiossidanti che proteggono le cellule, al momento gli autori non sono in grado di spiegare come il caffè possa influire sulla longevità. Di sicuro la caffeina non c’entra, visto che ricerche precedenti avevano riscontrato gli stessi effetti anche anche in chi lo beve decaffeinato.
Meglio l’espresso della moka
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, una tazzina di espresso contiene meno caffeina (50 mg in media) di una moka (120 mg), perché nella sua preparazione l’acqua è a una temperatura più bassa e viene a contatto con la polvere per meno tempo. Il caffè lungo, invece, ha più caffeina di quello ristretto (una tazza di caffè americano ne contiene 100-150 mg), perché la maggiore quantità di acqua impiegata estrae più sostanze, quindi anche caffeina. Di conseguenza l’unico modo per allungare il caffè senza aumentare la caffeina è aggiungere acqua calda alla tazzina di espresso.