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Sempre più persone che non fumano sono colpite da BPCO, la broncopneumopatia cronico-ostruttiva, una patologia dell’apparato respiratorio che, stando agli ultimi dati dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), nel 2016 ha interessato oltre 250 milioni di persone nel mondo. Non solo. L’Oms parla di 3,17 milioni di morti nel 2015, il 5% di tutti i decessi di quell’anno e oltre il 90% di queste riguarda i Paesi a basso e medio reddito.
Non solo sigarette
Ma il dato più preoccupante è che se è vero che il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio della malattia, anche gli altri fattori non vanno sottovalutati, sebbene le cause devono essere studiate attentamente, come ricorda Sameer Arbat, ricercatore autore di uno studio sulla diffusione della BPCO presentato all’ultimo congresso di Chest, pubblicazione dell’American College of Chest physicians, in Thailandia: “L’esposizione alle emissioni delle industrie, all’inquinamento ambientale, ai fumi respirati in ambiente domestico sono fra i maggiori fattori di rischio per la BPCO nei non-fumatori. Tuttavia, occorrono ulteriori ricerche per determinare le vere cause di questo incremento”.
I risultati dello studio
Arbat e i suoi collaboratori del Krims Hospital di Nagpur (India) hanno cercato di descrivere le caratteristiche della BPCO nei pazienti che non fumano. E per farlo hanno preso in esame i dati relativi a 180 pazienti fra il 2016 e il 2018, di cui oltre la metà di sesso femminile, classificati in base al grado della patologia. Nel 26% dei casi questa si presentava in forma lieve, nel 53% in forma moderata mentre era severa e molto severa nel 58% e 43% dei casi rispettivamente.
Malattie correlate
Fra le altre malattie che più spesso colpivano questi pazienti, la più comune era l’ipertensione (uno su tre), seguita dal diabete mellito (nel 17,8% dei casi). La maggior parte dei pazienti (61%) viveva in aree rurali mentre il 38% in città. Di tutti questi pazienti il 46% era esposto ai gas di biocombustibili, mentre il 26% a gas tossici: questi dati, quindi, confermano il ruolo dell’esposizione a diversi agenti chimici.