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Il Bisfenolo A (Bpa) è una sostanza chimica da tempo sotto la lente d’ingrandimento delle autorità preposte alla salvaguardia della salute pubblica, come l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) a causa dei numerosi rischi per la salute che l’esposizione a questa sostanza può causare.
Abbassare la soglia di sicurezza
È questa, infatti, la richiesta giunta dall’Efsa al termine della valutazione di una serie di studi che nel 2015 (data dell’ultima revisione) non erano disponibili. Alla luce dei risultati emersi, quindi, l’Ente ha richiesto un abbassamento dell’esposizione giornaliera alimentare dagli attuali 4 nanogrammi per kg di peso corporeo a 0,04 nanogrammi sempre per peso corporeo. In particolare, sono emersi effetti negativi sul sistema immunitario derivanti dall’esposizione alimentare del Bisfenolo A con potenziali rischi per la salute nel lungo periodo.
Dagli studi svolti tra il 2013 e il 2018 (e quindi dopo che nel 2015 l’Efsa si era espressa fissando a 4 nanogrammi per kg di peso la DGT) è risultato un aumento del numero di cellule T-helper, un tipo di globuli bianchi che, se eccessivo, può portare allo sviluppo di infiammazione polmonari allergiche.
Neonati e bambini già tutelati
Già precedenti normative europee avevano di fatto tutelato bambini piccoli e neonati dall’esposizione al Bisfenolo A, riducendo a zero il limite di migrazione della sostanza dal materiale utilizzato per imballaggio/contenitore al cibo. In sostanza, per esempio, l’impiego di Bisfenolo A era stato vietato per la fabbricazione di tutti i contenitori per il latte dei neonati, per gli alimenti a base di cereali (come le farine e le pappe) e gli alimenti per l’infanzia in genere da 0 a 3 anni, mentre era stato ribadito il divieto (già sancito nel 2011) di utilizzo di Bpa nei biberon. Con questa richiesta di ulteriore abbassamento della DGT, si vuole ora tutelare maggiormente la salute dei bambini oltre i 3 anni di età e la popolazione giovanile e adulta in generale.
Un interferente endocrino
Sono studiati da tempo gli effetti che il Bisfenolo ha sul sistema endocrino, tant’è che è considerato una sostanza simil-ormone in grado in particolare di comportarsi come un estrogeno (ormone sessuale femminile). Da qui il rischio che possa alterare lo sviluppo cerebrale e l’apparato riproduttivo maschile e femminile. Studi recenti ipotizzano che questi effetti si possano verificare anche con dosi basse di esposizione. Ecco perciò l’importanza di tutelare non solo i piccolissimi – come già avviene – ma anche i bambini più grandi e gli adolescenti, evitando che vengano sottoposti a dosi eccessive di Bpa.
Attenzione anche in gravidanza
Uno studio condotto tempo fa dai ricercatori dell’University of California di San Francisco (il primo a conteggiare una per una le sostanze identificate) e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives, aveva individuato nel corpo delle donne in gravidanza ben 163 sostanze (di cui alcune addirittura proibite e quindi che non avrebbero proprio dovuto esserci) e tra queste compariva pure il Bpa, la cui esposizione in epoca prenatale era poi risultata connessa a problemi nello sviluppo cerebrale e a un maggiore rischio cancro. Queste evidenze avevano spinto gli autori della ricerca ad affermare che “molte di queste sostanze chimiche presenti nelle donne in gravidanza hanno le stesse concentrazioni che, in altri studi, sono state associate a effetti negativi nei bambini”. Altre analisi condotte sempre in gravidanza avevano anche dimostrato un legame tra esposizione al Bpa e aumento del rischio di obesità, fino a spiegare l’enorme incidenza di questo problema nelle nuove generazioni.
Fonti / Bibliografia
- EFSA | Scienza, alimenti sicuri, sostenibilitàScienza, alimenti sicuri, sostenibilità
- LinfocitiCellule del sangue appartenenti ai globuli bianchi, i linfociti rappresentano il cuore dell’immunità acquisita, insieme ai macrofagi e ai monociti. Cosa rappresentano i linfociti alti o bassi?