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L’ autismo si può riconoscere dalla forma del cervello. Secondo uno studio condotto da ricercatori dell’università Goethe di Francoforte (Germania), è più a rischio chi ha strutture anatomiche tipiche del cervello dei maschi, come lo spessore della corteccia (lo strato più esterno).
Rischio triplicato
Gli esperti hanno osservato il cervello di 98 adulti autistici di entrambi i sessi, confrontandolo con quello di 98 coetanei sani. È emerso che una donna con un cervello dalle caratteristiche tipicamente maschili ha il triplo di probabilità di soffrire di autismo rispetto a una con un cervello più simile all’essere femminile. Lo studio evidenzia che non è tanto il genere maschile in sé a essere un alto fattore di rischio della malattia, quanto l’essere portatore (a prescindere dal genere di appartenenza) di caratteristiche neuro-anatomiche prettamente maschili. L’autismo è una malattia molto più comune nei maschi rispetto alle femmine: lo studio che dimostra che l’ autismo si può riconoscere nella forma del cervello può aiutare a far luce su quali aspetti dell’essere maschile possono predisporre alla malattia.
Ancora alla ricerca delle cause
Sulle cause dell’autismo ancora oggi non vi è chiarezza. Gli studi di neuropsicologia cognitiva dello sviluppo hanno fornito delle teorie interpretative sulla base della triade di sintomi caratteristici: deficit sociali, linguistici, comportamentali. Sulla base di queste ricerche è impossibile a oggi evidenziare alterazioni morfologiche e biochimiche, tuttavia vengono proposte molte teorie che sembrano confermate in alcuni gruppi di malati: anomalo sviluppo di alcune strutture cerebrali e dei livelli di connessione tra le aree, disfunzioni dei neurotrasmettitori nel sistema nervoso centrale, anomalie immunologiche, processi autoimmuni, disturbi del metabolismo.
Altri fattori di pericolo
Questo studio avvalora l’ipotesi che l’autismo si possa riconoscere nella forma del cervello. Ma altri fattori possono essere coinvolti: secondo gli studiosi, in alcuni casi la combinazione di geni “difettosi” dà origine al disturbo solo in seguito a fattori ambientali scatenanti, per esempio l’esposizione ad agenti infettivi, farmaci o sostanze tossiche in gravidanza.