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Se ci si sveglia d’improvviso nel cuore della notte perché si russa molto forte e si respira con fatica o addirittura non si riesce a respirare, la responsabilità potrebbe essere della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (Obstructive sleep apnea syndrome, in sigla Osas).
Le cause all’origine del disturbo
Il disturbo è caratterizzato da pause nella respirazione durante il sonno dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree: tra le condizioni che possono causare e favorire l’insorgenza di questo disturbo ci sono:
· la presenza di alterazioni di varia origine delle vie respiratorie alte, come deviazione del setto nasale, ipertrofia di tonsille e/o adenoidi, lingua grossa, ugola grande, mandibola piccola:
· il sovrappeso e l’obesità, che rendono difficoltosa la respirazione soprattutto quando si è in posizione sdraiata;
· l’assunzione di alcol prima di andare a dormire, che può favorire un eccessivo rilassamento muscolare causando il russamento;
· il fumo che causa l’irritazione delle mucose delle vie aeree che a sua volta provoca gonfiore, rendendo difficile il passaggio dell’aria;
· l’uso di sonniferi.
Un problema per oltre 4 milioni di persone
Si stima che la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno interessi oltre 500 milioni di soggetti nel mondo e circa 4 milioni in Italia, soprattutto uomini, ma risulta purtroppo sotto-diagnosticata. Un problema non di poco conto, quello della mancata diagnosi del disturbo, poiché questa condizione può determinare una serie di complicanze a carico dell’apparato respiratorio (come l’insufficienza respiratoria) e cardiocircolatorio (quali ipertensione, aritmie cardiache, malattia coronarica e patologie cerebrovascolari che, se non precocemente e correttamente diagnosticate, possono portare a conseguenze anche importanti per la salute.
Apnea e ipopnea
Se la respirazione durante il sonno è ridotta ma non assente, si parla di ipopnea ostruttiva del sonno, mentre l’apnea ostruttiva vera e propria comprende episodi di chiusura parziale o completa delle vie aeree superiori durante il sonno che portano a interruzioni del respiro che durano per più di 10 secondi).
La diagnosi
Il sospetto diagnostico si basa sui sintomi riferiti dal paziente o dal partner, la conferma di soffrire di apnee ostruttive nel sonno arriva da due esami: la polisonnografia e il monitoraggio cardio-respiratorio notturno. Come spiega Giuseppe Insalaco, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dei disturbi respiratori nel sonno dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irib) di Palermo, “non si conoscono a oggi criteri sufficientemente sensibili e specifici per effettuare la diagnosi di Osas in base al quadro clinico. La polisonnografia e il monitoraggio cardio-respiratorio notturno, in laboratorio o a domicilio, rimangono le uniche procedure diagnostiche”.
Alla luce dell’elevata prevalenza della sindrome e del suo impatto sulla salute e sulla qualità della vita, conclude l’esperto, “si rende necessaria la disponibilità di strumenti di screening per l’identificazione precoce della patologia e di metodiche diagnostiche più essenziali, per diagnosticare e trattare precocemente e su larga scala un disturbo del sonno frequentemente non riconosciuto, con grave morbilità e mortalità associate”.
Due cuscini
Intanto, nel tentativo di respirare meglio, chi soffre di apnee ostruttive nel sonno può provare a modificare la posizione in cui dorme, utilizzando due cuscini oppure sollevando di circa dieci centimetri la parte del materasso in corrispondenza della testa.
Fonti / Bibliografia
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