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Le donne assumono più antibiotici degli uomini, senza una vera ragione. Lo rivela uno studio condotto da un team di esperti italiani tra cui Evelina Tacconelli, infettivologa presso l’Università di Tubingen in Germania, e pubblicato sul Journal of Antimicrobial Chemotherapy. Si tratta di dati ricavati da un’analisi di 11 ricerche condotte in diversi Paesi, tra cui l’Italia, che ha visto coinvolti un totale di oltre 44 milioni di individui.
Più prescrizioni per le vie respiratorie
Da questa indagine è emerso che le donne hanno in media una probabilità maggiore del 27% rispetto agli uomini che sia loro prescritto un antibiotico. La possibilità sale al 36% per le donne tra 16-34 anni e del 40% per quelle tra i 35 e i 54. Ma non esiste un’effettiva motivazione medica alla più alta prescrizione di questi farmaci alle donne. Gli antibiotici con più elevate differenze nelle prescrizioni tra maschi e femmine sono le cefalosporine e i macrolidi, comunemente utilizzati per le infezioni delle vie respiratorie. Risultano, invece, equamente prescritti a entrambi i sessi, i chinoloni, somministrati per disturbi alle vie urinarie.
Surplus non giustificato
Dati epidemiologici relativi alla frequenza di malattie infettive non giustificano questa tendenza. Probabilmente si ritiene che intervengano fattori sociali e comportamentali. Forse questo fenomeno trova una spiegazione nel fatto che le donne hanno un rapporto più frequente e diretto con il medico di famiglia, al quale si rivolgono con assiduità (anche se non sempre ne seguono le indicazioni) per lo stato di salute dei figli, dei mariti e dei genitori. Stabiliscono, quindi, con lo specialista una maggiore familiarità e confidenza. Esistono, inoltre, importanti differenze biologiche tra i due sessi: l’organismo delle donne è più fragile e delicato di quello maschile e ha necessità di essere sottoposto più spesso a cure mediche e trattamenti farmacologici. Ecco forse perché le donne assumono più antibiotici degli uomini, prescritti spesso, però, in modo inappropriato, anche senza reali motivazioni mediche, e di cui ancora oggi si fa un abuso ingiustificato, causando solo un rafforzamento dei batteri. È alto nel nostro Paese, infatti, il tasso di antibiotico-resistenza, cioè la capacità dei microrganismi di contrastare l’azione dei farmaci.