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Non è un caso che molte future mamme annuncino di aspettare un bimbo solo alla fine del primo trimestre. Quindi, una volta che il rischio aborto è diminuito notevolmente. I primi tre mesi di gravidanza, infatti, sono i più critici, perché tutto si deve avviare in modo perfetto.
Il rischio aborto è legato all’annidamento dell’uovo
Il primo trimestre è il periodo in cui si verificano alcuni dei passaggi più delicati della gestazione che comprendono l’annidamento dell’uovo fecondato nella parete interna dell’utero (endometrio) e l’organogenesi, ovvero la formazione strutturale degli organi del feto. Qualunque condizione che complichi tali processi potrebbe determinare effetti anche molto seri: proprio in questo periodo di fatto il rischio di aborti spontanei o danni al nascituro risulta più alto e ciò comporta un parallelo aumento delle precauzioni che la gestante deve seguire a scopo preventivo, come sottoporsi agli esami di controllo.
Problemi dell’embrione
Vi sono poi diversi e poco riconoscibili fattori responsabili di aborto spontaneo nel primo trimestre che, di solito, si collegano ad alterazioni cromosomiche del feto e, meno di frequente, a problemi della gestante (per esempio anomalie dell’utero e della placenta, malattie infettive, età a rischio: sotto i 20 e sopra i 35 anni).
Meno pericoli dal secondo trimestre
Una volta iniziato il secondo trimestre, invece, le probabilità di interruzione della gravidanza, così come quelle di complicanze fetali, si abbassano drasticamente: un cambiamento che deriva principalmente dal fatto che il feto risulta ormai quasi del tutto formato e quindi capace di affrontare con maggiore forza e resistenza gli eventuali problemi che si dovessero manifestare nel rimanente tempo dell’attesa.