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Il raptus di follia è una manifestazione improvvisa e abnorme, durante la quale una persona non è padrona delle proprie emozioni ed è portata a compiere atti anche terribili, come l’aggressione e l’assassinio di persone care. Di recente l’uccisione di un bambino di un anno da parte della propria mamma ha lasciato sgomenti. In realtà, secondo gli esperti in questo caso non si è trattato di un raptus di follia, ma di una seria depressione di tipo psicotico emersa nel periodo perinatale.
Raptus follia omicida, può succedere a tutti?
Teoricamente, nessuno può considerarsi immune da un raptus violento, anche in assenza di un disagio emotivo manifesto. “Il raptus è per definizione un atto imprevedibile e, pertanto, in assenza di un disturbo psicopatologico rilevante, non si può prevenire”, avvertono le psichiatre Nicoletta Giacchetti e Franca Aceti del servizio di Psicopatologia Perinatale del Policlinico Umberto I di Roma. “Possono essere soggette a questa manifestazione anche le persone più insospettabili, apparentemente controllate, estremamente rigorose”.
Come si manifesta il raptus?
Il raptus di follia si verifica sotto la spinta di emozioni non integrate, dissociate. Esplode all’improvviso, è una manifestazione in cui l’individuo perde il contatto con la realtà e non si rende conto, sul momento, di ciò che sta mettendo in atto. Talvolta, inoltre, non ne ha nemmeno alcun ricordo.
Ci sono segnali che fanno presagire il raptus di follia?
“Purtroppo il raptus di follia non ha segnali premonitori che permettano di intervenire” aggiungono le dottoresse. “Questo rende difficile prevederli e anche spiegarli. È possibile, in un secondo momento, solo provare a fare delle ipotesi attraverso un’attenta ricostruzione anamnestica, clinica e personologica”. Nel caso degli infanticidi l’atto violento non è necessariamente riconducibile a un raptus, ma può essere l’espressione di un grave disturbo mentale di tipo psicotico, come per esempio la depressione delirante, in cui prevalgono vissuti di colpa, di rovina, di fallimento. In questo caso, i segnali ci sono e non vanno sottovalutati.
Come capire se è depressione post partum
Anche la depressione dopo il parto, quando è molto seria, può quindi portare a compiere azioni che possono essere confuse con il raptus. Si tratta, però, di due problemi diversi. Ecco perché.
- Il maternity blues è una situazione molto comune, una lieve tristezza o labilità dell’umore che si allevia nel giro di pochi giorni.
- La depressione post partum può perdurare a lungo, oltre un anno dopo la nascita del bambino. Colpisce circa il 10-15 per cento delle neomamme ed è difficile da riconoscere e accettare anche dalla donna che spesso si sente in colpa per essere infelice dopo la nascita del bambino, anche se molto desiderato. È caratterizzata da apatia, tristezza, facilità al pianto, sensazione di inadeguatezza verso gli impegni che il ruolo di mamma comporta.
- La psicosi puerperale è la manifestazione più seria, anche se per fortuna è molto rara. È caratterizzata da uno stato confusionale in cui l’umore è particolarmente labile e dove possono emergere vissuti di ostilità e persecutori, anche nei confronti del neonato. In alcuni casi le donne con psicosi sono soggette ad allucinazioni e hanno l’impressione di udire voci a carattere imperativo.
È necessario pertanto riconoscere tempestivamente i segnali di un disagio emotivo nel periodo perinatale (gravidanza e post partum) e chiedere aiuto a figure professionali esperte.
Fonti / Bibliografia
- Raptus: a neglected psychophysiological phenomenon - PubMedRaptus: a neglected psychophysiological phenomenon
- UO DI PSICOPATOLOGIA PERINATALE - Depressione Post Partum