Argomenti trattati
Per quasi un secolo il punteggio medio del QI (quoziente intellettivo) nelle nazioni benestanti è cresciuto al ritmo di circa tre punti ogni 10 anni, grazie alle migliori condizioni socioeconomiche, una dieta più sana e un livello culturale della popolazione più elevato. A partire dal 2004, però, i ricercatori hanno rilevato un’inversione di tendenza, con il QI medio in calo nel corso degli anni e un arretramento stimabile in 7-10 punti in meno. Insomma, diventiamo più anziani, ma meno intelligenti.
Una possibile causa
Un’équipe del King’s College di Londra, guidata dal neuropsicologo Robin Morris, sembra aver trovato una spiegazione a questo declino del quoziente intellettivo. Per Morris, che con il suo team ha esaminato le caratteristiche di oltre 1.750 diversi tipi di test per misurare il Qi utilizzati sin dal 1972, la causa sarebbe l’invecchiamento progressivo della popolazione dovuto all’accresciuta attesa di vita.
Un diverso tipo di memoria
L’intelligenza è composta di memoria a breve termine e memoria di lavoro. Negli ultimi decenni è aumentata la misurazione del QI degli ultrasessantenni, ma le misure convenzionali dell’intelligenza dipendono in genere da aspetti di funzionamento della memoria: i più anziani non sono necessariamente meno intelligenti dei più giovani, ma con l’età tende a ridursi la capacità della cosiddetta “memoria di lavoro”, mentre regge bene la memoria a breve, quella attiva. Morris ha scomposto le parti del test di QI e ha evidenziato un declino generalizzato della memoria di lavoro della popolazione, mentre la parte del quoziente intellettivo che dipende dalla memoria a breve termine è ancora in salita. Dunque, il team di Morris ritiene che l’aumento dei più anziani sia in parte responsabile del calo medio nel punteggio al test.