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C’è chi si focalizza sul numero di ore, chi su quante volte si sveglia nel corso della notte. Il tutto, con solo obiettivo: arrivare ad avere un sono perfetto. Più che la ricerca di un riposo ad hoc questa è una vera ossessione e si chiama ortosonnia e chi la persegue lo fa monitorando il proprio sonno in maniera spasmodica tramite i dispositivi elettronici che spesso sono anche fitness tracker, rilevano cioè anche il livello di attività fisica.
Alla ricerca del sonno perfetto
L’ ortosonnia (letteralmente sonno giusto, corretto), nata in seguito alla sempre maggiore diffusione di apparecchi tecnologici in grado di tracciare il riposo, porta a focalizzarsi in modo esagerato sui risultati, al punto tale che le persone che ne sono dipendenti arrivano ad auto-diagnosticarsi disturbi del sonno, come una durata insufficiente o l’insonnia, anche se non è affatto così. Di conseguenza, poiché con i dispositivi si rafforza una sorta di ‘perfezionismo’ sul riposo, tali persone cercano ossessivamente di raggiungere il sonno perfetto.
Un vero e proprio disturbo
Che si tratti di un vero e proprio disturbo è ormai assodato, anche se ancora poco conosciuto. Di ortosonnia si è iniziato a parlare negli Stati Uniti quando i ricercatori della Rush University Medical School e dalla Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago hanno pubblicato uno studio sulla rivista Journal of Clinical Sleep Medicine su persone ossessionate dal proprio modo di dormire. Tra i casi clinici , spicca quello di un uomo adulto, che ha chiesto aiuto al proprio medico per il trattamento di “irritabilità, difficoltà cognitive e fatica”, che collegava ai giorni nei quali non faceva otto ore di sonno completo, secondo quanto riportato dal dispositivo che lo tracciava.