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La gelosia sembra avere un’origine fisiologica. L’ipotesi è stata avanzata in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Ecology and Evolution dai ricercatori dell’Università della California di Davis, che hanno ricercato cercata l’origine cerebrale di questo sentimento nelle scimmie coppery Titi (Callicebus cupreus), appartenenti a quella piccola percentuale (3-5%) di animali che formano legami monogami e permanenti.
Lo studio sui primati
Nel corso del loro esperimento, gli autori hanno analizzato i comportamenti di otto scimmie Titi maschi (le femmine, infatti, manifestano la propria gelosia in modo meno evidente) e hanno simulato una condizione di gelosia nei primati separandoli dalle compagne, messe vicino a un altro maschio sconosciuto. I ricercatori hanno quindi filmato il comportamento delle scimmie per 30 minuti.
Segnali di stress
In seguito, hanno sottoposto gli animali a scansioni di risonanza magnetica cerebrale e raccolto campioni di sangue per misurare i livelli degli ormoni implicati nella formazione di legami di coppia e nell’aggressività correlata all’accoppiamento e al comportamento sociale. Gli animali coinvolti nella sperimentazione hanno mostrato segni endocrini di stress sociale, in particolare un aumento dei livelli di testosterone e cortisolo.
Analogie con l’uomo
Le scansioni cerebrali del cervello dei maschi “abbandonati”, inoltre, hanno mostrato una maggiore attività della corteccia cingolata, zona del cervello legata all’esclusione sociale anche negli esseri umani. I medici hanno infine notato anche un’attività aumentata nel septum laterale, area associata al comportamento aggressivo. La stessa reazione non si verifica se il maschio osserva una femmina sconosciuta vicino alla sua compagna. Bisognerà valutare ora se anche la femmina è gelosa e se esprime questo sentimento in un modo diverso.