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Soffrono in silenzio, sottovalutando i piccoli e grandi fastidi, e non vanno dal medico perché non hanno tempo. Sono le donne 2.0, le più colpite dai disturbi da stress: sempre di corsa, senza tregua, con le giornate che dovrebbero avere 48 ore anziché 24. Così accade che i lievi malesseri, quasi sempre legati allo stress, passano in secondo piano.
Un problema per 9 nove donne su dieci
Secondo un sondaggio condotto da Assosalute, 9 donne su dieci devono fare i conti con disturbi da stress che incidono pesantemente sulla vita quotidiana. Ad affliggere maggiormente le donne (7 su 10) è il mal di testa, seguito da disturbi gastrointestinali e gonfiori, insonnia, tensioni muscolari e dolori mestruali. Problemi che creano disagio e condizionano l’umore quasi 3 volte al mese. E quando colpiscono, una donna su due confessa di diventare più lunatica e suscettibile, di provare disagio nelle relazioni con gli altri, di modificare le proprie abitudini alimentari e di avere anche difficoltà sul lavoro.
Come cambiano con l’età
A risentire maggiormente dei disturbi da stress le under 34 che lamentano almeno 3 malesseri diversi: mal di testa, sindrome premestruale e dolori mestruali, mentre col passare del tempo a farsi sentire sono soprattutto i disturbi tipici delle donne tra 35 e 54 anni, e il gonfiore alle gambe nelle over 55.
No al “fai-da-te”
Non avendo nemmeno il tempo di andare dal medico, le donne 2.0 ricorrono spesso al “fai da te”, assumendo farmaci da banco già presi in passato o consigliati dalle amiche, o utilizzando i rimedi della nonna, dalle tisane alla borsa dell’acqua calda. Atteggiamento che tampona il problema, ma non lo risolve. Specie col passare del tempo. Perché è importante non sottovalutare mai il dolore. “Bisogna imparare ad ascoltarsi. Il dolore, infatti, è sempre un segnale di difesa – osserva Rossella Nappi, professore di ginecologia e ostetricia all’Irccs San Matteo di Pavia-. “Si può combattere con un farmaco di automedicazione, ma se poi torna ciclicamente per qualche mese bisogna andare dal medico. Il dolore, insomma, ci parla e bisogna prestargli attenzione, cercando di capire cosa ci sta dicendo, e fermarsi per affrontarlo una volta per tutte ”.