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Confessiamolo: almeno una volta ognuno di noi ha ceduto alla tentazione di farsi un selfie e postarlo sui social media. Ma questo, nell’era digital, non deve stupire. Sentire perennemente il bisogno di farsi autoscatti , invece, può rivelare la presenza di problema: una patologia psicologica, la selfite. Si tratta di un disturbo compulsivo e ossessivo che porta le persone a farsi continuamente dei selfie. La conferma arriva da uno studio della Nottingham Trent University che ha coinvolto 400 persone in India, Paese con il maggior numero di utenti Facebook. La selfite può manifestarsi in diverse forme: cronica (la forma più grave), acuta e borderline.
C’è selfite e selfite
Il disturbo si definisce cronico quando vi è un incontrollabile bisogno di scattare foto a se stessi, 24 ore su 24, postandole su Facebook e Instagram più di sei volte al giorno; è, invece, borderline se si scattano selfie almeno tre volte al giorno, anche senza pubblicarli sui social media, mentre la forma acuta si manifesta quando si fanno molti autoscatti e si postano tutti online. Per scoprire di quale selfite si soffre, basta eseguire un test. Il punteggio ottenuto aiuta a identificare la categoria cui si appartiene.
Come affrontare il problema
Quando ci si rende conto di provare un senso di disagio per non aver potuto postare una foto o una sorta di “pressione interna” non controllabile a farlo, superando i due-tre selfie al giorno pubblicati, allora ci si dovrebbe preoccupare. Perché quasi certamente si soffre di una forma di selfite. Purtroppo non esiste una cura specifica. Questa condizione patologica può, però, essere affrontata attraverso tecniche di psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale già impiegate nelle sindromi ossessivo-compulsive.