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Il latte cambia
Questo avviene, in genere, se l’allattamento è stato avviato bene subito dopo la nascita del bebè. In caso contrario, potrebbe verificarsi qualche piccolo disturbo, come, per esempio, avere poco latte disponibile o il piccolo stesso potrebbe non aver imparato bene ad ancorarsi in modo corretto al capezzolo. Si tratta di un circolo vizioso: meno il piccolo succhia il latte meno esso viene prodotto dalle ghiandole mammarie e, se il bebè non svuota bene il seno, si possono creare ingorghi nei dotti galattofori, causando dolore.
Non scoraggiarsi
Non serve scoraggiarsi se si presentano problemi durante l’allattamento e soprattutto non bisogna smettere di attaccare il bambino al seno, per non compromettere la produzione di latte. Se si teme che il bambino non mangi abbastanza, è necessario non cadere nell’errore di pesare il neonato dopo ogni poppata perché genera solo ansia. È più opportuno, invece, parlare con il pediatra, che, se opportuno, proporrà alla mamma di effettuare delle aggiunte di latte formulato per nutrire il bambino.
Vengono tolti i punti dell’episiotomia
Il taglietto dell’episiotomia, praticato tra la vagina e l’ano per agevolare l’uscita del bebè dal canale del parto, necessita di punti di sutura, applicati dal ginecologo previa anestesia locale. I punti possono essere tradizionali o riassorbibili. Nel primo caso rimangono visibili 3-4 punti che vengono tolti dai medici dell’ospedale dopo 4-6 giorni dal parto. Si tratta, in genere, di punti di seta, che non danno fastidio alla mamma e non provocano irritazioni. Se si usa invece il filo riassorbibile (realizzato con materiale organico) non è necessario asportare i punti di sutura: è lo stesso organismo a “smaltire” i punti dopo circa 15 giorni.
Se serve la ciambella
La ferita dell’episiotomia può dare un po’ fastidio alla mamma, a causa dei punti che “tirano” o della cicatrice non del tutto rimarginata, soprattutto mentre ci si siede: per alleviare questa sensazione, per sedersi, è utile usare la ciambella. Si tratta di una sorta di cuscino in gomma, a forma di salvagente, gonfio di aria, da appoggiare alla seduta delle sedie: fa sì che la mamma non si sieda direttamente sulle superfici e tiene isolata, quindi, la parte dolente
A casa: quel senso di inadeguatezza
Dopo 3-4 giorni dal parto, la mamma e il piccolo tornano a casa. L’ arrivo di un bimbo è fonte di grande gioia, manifestata anche da parenti ed amici che desiderano vedere il bebè. Il neonato, da parte sua, richiede attenzioni di continuo, tra poppate, cambi, pianti e nanne a intermittenza. La mamma, durante i primi giorni a casa, di fronte a tutto questo si sente insicura e inadeguata. Da una parte, la neomamma non sa bene come comportarsi con il bebè e ha paura di non essere all’altezza del suo nuovo ruolo: ad esempio, teme che il piccolo non mangi abbastanza, deve trovare le posizioni giuste per allattare e deve imparare a cambiare il pannolino. Dall’altra, tutti si apprestano a dare consigli su come trattare il neonato: questo aumenta l’insicurezza della neomamma che si sente, così, frastornata. Inoltre, la stanchezza del post-parto viene incrementata se il piccolo non dorme di notte e dalla richiesta di numerose poppate. I primi giorni a casa dopo il parto, insomma, sono faticosi: la mamma e il bebè devono “conoscersi” e stabilire complicità, i genitori devono organizzarsi e imparare a gestire le esigenze del neonato.