Ingorgo mammario: cause, rimedi e come fare

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 03/04/2024 Aggiornato il 19/04/2024

È dovuto all'eccessiva produzione di latte post parto. Come evitare di sospendere l'allattamento appena avviato. I consigli della puericultrice Silvana Parisi di Novara.

massaggi per ingorgo mammario

L’ingorgo mammario è un disturbo post parto dovuto a un’eccessiva produzione di latte da parte della mamma che va oltre la possibilità di suzione da parte del bambino e si verifica subito dopo il parto. Le cause sono riconducibili all’allattamento mancato, a un attacco scorretto o non a richiesta, all’utilizzo di biancheria intima che costringe il seno. L’ingorgo mammario provoca solitamente dolore locale alla neomamma interferendo, a volte, con l’allattamento. Vediamo come risolvere questa spiacevole complicanza e, in caso, come superarla nel minor tempo possibile, seguendo i consigli della puericultrice.

Come si presenta 

L’ingorgo mammario può presentarsi in un punto solo del seno o coinvolgerlo completamente, può riguardare una sola mammella o entrambe. I sintomi sono i seguenti:

  • pelle del seno tesa, arrossata e dolente
  • mammelle gonfie e pesanti
  • latte che fuoriesce con difficoltà o non fuoriesce affatto
  • febbre non elevata (inferiore a 38.5 gradi)
  • dolore alla mammella colpita da ingorgo o ad entrambe.

“È importante capire quando l’ingorgo si sta trasformando in mastite in allattamento” spiega Silvana Parisi, puericultrice a Novara. “In questo caso, oltre alla febbre più elevata e al dolore intenso, il seno diventa particolarmente duro e compaiono cerchi rossi sulle mammelle, in corrispondenza delle ghiandole mammarie”.

Ingorgo mammario rimedi 

Nel caso il problema dovesse presentarsi, ecco quali sono alcuni rimedi della nonna per l’ingorgo mammario e in generale che cosa è utile fare:

  • continuare ad attaccare il neonato al seno, per favorirne lo svuotamento. La presenza di un ingorgo mammario non è nociva per il piccolo;
  • cercare di riposare il più possibile;
  • prendersi tutto il tempo necessario per allattare il bambino;
  • effettuare un massaggio delicato del seno, con le mani tiepide, partendo dalla base della mammella e procedendo verso i capezzoli;
  • applicare impacchi caldi prima della poppata, per favorire il drenaggio del latte o anche una doccia calda è un valido sistema;
  • al contrario, dopo la poppata, è utile applicare un panno freddo per ridurre l’infiammazione;
  • farsi praticare il massaggio ossitocinico: il partner o un’amica effettuano una lieve pressione circolare con i polpastrelli dei due pollici ai lati della spina dorsale. Questo movimento stimola la produzione di ossitocina, ormone che favorisce la produzione di latte e, quindi, ne aiuta il drenaggio.

Massaggi per sciogliere un ingorgo mammario

Premere per molti minuti la zona dell’areola intorno al capezzolo, spostando le dita in senso rotatorio in tutte le direzioni, in modo da far convergere tutto il latte alla base della mammella. In questo modo si libera tutto il latte accumulato nei tessuti circostanti e si ammorbidisce la zona del capezzolo grazie a questa pressione inversa. Dopo aver praticato questi massaggi si può attaccare il bambino al seno approfittando del fatto che si sia ammorbidita tutta la zona del capezzolo, che non risulterà quindi più dolente.

Come allattare con un ingorgo mammario

Ma è davvero possibile allattare un neonato se si ha un ingorgo mammario? Sì, anche se non sempre è semplice: “Spesso durante un ingorgo mammario il neonato fatica ad attaccarsi al seno, perché il gonfiore può far rientrare il capezzolo o appiattirlo al punto da rendere difficoltosa la suzione” avverte la puericultrice Silvana Parisi. “Tuttavia è bene insistere e gestire bene l’allattamento, perché proprio l’atto del succhiare da parte del bimbo può favorire la risoluzione del problema”. Ecco come fare:

  • prima di attaccare il bambino, spremere manualmente il seno per far fuoriuscire qualche goccia di latte da applicare sul capezzolo in modo da invogliare il bambino ad attaccarsi correttamente;
  • attaccare spesso il bambino al seno, assicurandosi che la sua lingua sia in corrispondenza del punto in cui il seno è più duro. Questo favorisce una naturale compressione e quindi il drenaggio del liquido;
  • cercare di essere tranquille e rilassate mentre si nutre il piccolo, eliminando ogni fonte di stress o di distrazione per concentrarsi solo sul bimbo;
  • premere leggermente sul seno con la mano libera, per aiutare il drenaggio del latte verso la bocca del bambino;
  • se alla fine della poppata si avverte ancora il seno duro, si suggerisce a volte di utilizzare il tiralatte per svuotarlo ancora un po’. Il consiglio della puericultrice è però differente: “Si dovrebbe preferire l’attacco del bambino al seno piuttosto che il tiralatte. A differenza della suzione del bambino, questo dispositivo potrebbe innescare una produzione di latte che spesso eccede rispetto al fabbisogno del neonato”. Meglio quindi permettere al piccolo di succhiare ancora un po’.

Come prevenirlo

È importante affrontare l’ingorgo mammario, perché potrebbe essere una condizione che favorisce l’insorgenza di mastite. Per prevenire il problema, è importante:

  • fare in modo che il neonato si attacchi al seno correttamente, facendosi aiutare dalle ostetriche del nido o da una puericultrice;
  • allattare il bambino a richiesta, sempre più spesso e più volte nel corso della giornata, lasciandolo succhiare per tutto il tempo necessario;
  • indossare un reggiseno per l’allattamento comodo e della misura adatta.

Le cause dell’ingorgo mammario

L’ingorgo mammario compare quando la produzione di latte da parte del seno supera la richiesta di alimentazione del bambino. Ecco quali sono le cause più frequenti dell’ingorgo mammario:

  • il neonato non si attacca adeguatamente al capezzolo, quindi non svuota il seno in modo uniforme e completo;
  • la donna offre il seno al bambino non a richiesta, ma ad orari rigidi e prestabiliti;
  • si indossa un reggiseno troppo stretto, non adatto all’allattamento, che quindi comprime i tessuti mammari;
  • la mamma, per qualsiasi ragione, non può o non vuole allattare al seno;
  • il bambino viene ricoverato in ospedale e la madre non può quindi attaccarlo al seno con la frequenza necessaria.

Quando si verifica?

L’ingorgo mammario può verificarsi durante il periodo dell’allattamento, in particolare nelle prime due settimane. “I seni si presentano duri, arrossati e dolenti, in modo ben diverso dal normale e moderato turgore dovuto alla montata lattea” spiega l’esperta. “L’ingorgo mammario è in effetti una conseguenza della produzione del latte, che viene prodotto in eccesso rispetto alle capacità di suzione del bambino”. I dotti galattofori, ossia i condotti che veicolano il latte al foro del capezzolo, sotto la pressione eccessiva del liquido prodotto si dilatano e talvolta il loro tessuto si rompe. Il latte fuoriesce, riempiendo i tessuti del seno e causando dolore, gonfiore e infiammazione. I momenti più a rischio per la formazione di un ingorgo mammario sono due:

  • i primi tre-cinque giorni dopo il parto, quando lo squilibrio ormonale che si verifica successivamente alla nascita del bambino favorisce il gonfiore dei tessuti. In questo caso si parla di ingorgo mammario primario;
  • nei giorni successivi, ma comunque entro le due settimane, quando c’è uno squilibrio tra la quantità di latte prodotto dal seno e quello che il neonato riesce effettivamente a succhiare. Si tratta allora di ingorgo mammario secondario.

 

 
 
 

In breve

L’ingorgo mammario può comparire nei primi giorni dopo la nascita del bambino, quando la produzione di latte da parte del seno supera la richiesta del bambino. Questo può succedere se il piccolo succhia poco, se è momentaneamente ricoverato, e quindi lontano dalla mamma, o se le mammelle producono davvero una quantità eccessiva di latte. Il rimedio è proprio cercare di attaccare spesso il neonato, chiedendo eventualmente consiglio a una puericultrice o a un’ostretrica.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Aborto spontaneo a sette settimane: perché è successo?

25/11/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo un aborto spontaneo è più che giusto voler sapere perché è successo. Purtroppo però elencare tutte le possibili cause richiederebbe la stesura di un intero manuale. Il più delle volte, comunque, succede perché il bimbo è portatore di un'anomalia genetica non compatibile con la sopravvivenza,   »

Bimba di due anni e mezzo che si ribella alla mamma

25/11/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

I due anni e mezzo sono stati definiti da qualcuno "l'epoca dei no": tenendo conto che c'è dunque da aspettarsi che il bambino diventi più difficile da gestire, spetta ai genitori insegnargli con affettuosa decisione a rispettare le regole, semplici e giuste, che consentono di avere in casa un'atmosfera...  »

A sei settimane messa a riposo a letto per 20 giorni per via di un distacco

18/11/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

I "distacchi" a inizio della gravidanza sono comuni e, soprattutto se viene già rilevata l'attività cardiaca dell'embrione, non impediscono la buona evoluzione della gravidanza. Il riposo a letto è ininfluente nel bene e nel male.   »

Fai la tua domanda agli specialisti