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Sembra sia possibile capire se una donna soffrirà di depressione post-partum dall’analisi dei suoi capelli: è questo il risultato di uno studio spagnolo condotto dalla professoressa María Isabel Peralta Ramírez dell’Università di Granada (Spagna) e fa parte del progetto di ricerca “Gestastress” che ha l’obiettivo di capire come lo stress cronico nella gestante possa influire sul parto, sul rapporto mamma-bebè e sullo sviluppo neurologico del neonato.
Lo studio spagnolo
I ricercatori hanno coinvolto 44 gestanti suddivise in due gruppi: uno era formato da donne che presentavano comportamenti predittivi solitamente associati alla depressione post-partum, l’altro, invece, da donne prive di sintomi. Gli esperti le hanno, poi, seguito per tutta la gravidanza, misurando i livelli di cortisolo, il principale ormone dello stress prodotto dalle ghiandole surrenali, depositati sui capelli nel primo e terzo trimestre e dopo la nascita dei piccoli. Il cortisolo nel capello è indicativo del grado di stress affrontato nei tre mesi precedenti l’analisi. È così risultato che le donne con più cortisolo nei capelli avevano un rischio maggiore di sviluppare la depressione post-partum.
Un’alta incidenza
La depressione post-partum colpisce circa il 10% delle donne dopo la nascita del bambino, ma può presentarsi anche a distanza di tempo. C’è probabilmente una base biologica legata ai cambiamenti ormonali tipici del periodo, sulla quale si innestano però altri fattori. I sintomi tipici di questo disturbo sono i cambiamenti di umore, le crisi di pianto, la perdita dell’appetito, l’irritabilità, l’insonnia o la difficoltà a rimanere sveglie, l’assenza di interessi nelle attività quotidiane e verso il neonato.
Diverse strategie di intervento
Generalmente si può intervenire attraverso la psicoterapia, oppure con la somministrazione di farmaci antidepressivi con formulazioni che possono essere assunte anche durante l’allattamento.