Depressione post partum: sintomi, durata e cosa fare

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 27/03/2025 Aggiornato il 27/03/2025

È un disturbo mentale che non va sottovalutato perché può influire sulla qualità di vita della mamma e del bebè e sulle relazioni famigliari. Non va confuso con il baby blues, una condizione normale e transitoria

la depressione post partum colpisce molte neomamme, ecco come imparare a conoscerne i sintomi e soprattutto a non sottovalutarla

Fra il 10 e il 15% circa delle neomamme sviluppa una depressione post partum, cioè una particolare forma di depressione che si manifesta fra il primo mese dopo il parto e il primo compleanno di vita del bambino. Le donne colpite vivono uno stato emotivo alterato, sperimentando in maniera eccessiva o troppo bassa emozioni comuni, e possono non riuscire a prendersi cura in modo adeguato di loro stesse e/o del loro bebè.

Purtroppo ancora oggi molte tendono a sottovalutare questa malattia e addirittura a nasconderla, per vergogna e senso di colpa. Invece è importante riconoscere in maniera tempestiva i campanelli di allarme e intervenire con le cure adeguate perché prima si agisce e migliori sono i risultati che si possono ottenere. In genere, è indicato un mix di psicoterapia, trattamenti farmacologici e supporto di gruppo. Fondamentale anche sostenere psicologicamente le donne colpite e aiutarle praticamente.

Sintomi evidenti o meno

La depressione post partum si manifesta in modo diverso da donna a donna. Se in alcuni casi insorge in modo rapido e provoca sintomi facilmente riconoscibili, in altri provoca segnali subdoli e sfumati ed evolve gradualmente. Per questo è importante sapere quali possono essere i campanelli di allarme. Sebbene più raramente, questo disturbo può colpire anche i papà.

A livello fisico possono subentrare:

  • estrema stanchezza
  • insonnia o al contrario ipersonnia, con difficoltà a rimanere sveglie
  • inappetenza o al contrario tendenza a mangiare in maniera eccessiva
  • dolori persistenti
  • debolezza muscolare
  • tachicardia
  • difficoltà a respirare

Sul piano psico-emotivo e comportamentale, i sintomi possono essere:

  • progressiva sensazione di estraneità rispetto a quanto sta succedendo e si sta vivendo
  • indifferenza o preoccupazione eccessiva verso il bambino
  • estrema confusione: la donna depressa può non sapere quali decisioni prendere ed è costantemente attanagliata da dubbi e insicurezze
  • sensazione di non essere adeguate e in grado di prendersi cura del bebè
  • paura di stare da sole con il piccolo
  • senso di delusione perché la maternità si è rivelata un’esperienza molto diversa da quella che ci si aspettava
  • paura di non amare il proprio piccolo
  • sensazione che la cura del bambino e il bambino stesso siano un qualcosa di troppo grande e di non gestibile
  • umore stabilmente basso
  • ansia
  • irritabilità
  • senso di colpa e perdita di speranza per il futuro;
  • sentimenti di vergogna rispetto al proprio ruolo di madre
  • perdita di interesse e di piacere anche nei confronti di attività che di solito procuravano benessere.

Quanto dura

La durata della depressione post partum è variabile da caso a caso, si va da alcune settimane anche a diversi anni. Molto dipende dalla tempestività della diagnosi e dell’intervento. Infatti, prima la malattia viene riconosciuta e affrontata in modo adeguato e maggiori sono le probabilità che gli esiti siano buoni. Se, invece, non viene curata tempestivamente e correttamente può persistere anche per diverso tempo. Per questo, è fondamentale imparare a riconoscere i sintomi e non sottovalutarli. Nella maggior parte dei casi, comunque, gli episodi depressivi durano tra i tre e i nove mesi.

Depressione post partum e baby blues

La depressione post partum non va confusa con il baby blues, una condizione para fisiologica molto comune che riguarda il 70-80% delle neomamme. Si tratta di una reazione che compare nella settimana successiva al parto ed è legata principalmente alle variazioni ormonali tipiche di questa fase.

Si manifesta con reazioni emotive intense, come umore instabile, crisi di pianto, indefinibile sensazione di malinconia, inquietudine, tristezza non giustificata, irritabilità, sensazione di inadeguatezza. In genere, il baby blues compare nei tre-quattro giorni successi al lieto evento e si protrae per una-due settimane al massimo, risolvendosi spontaneamente una volta che l’equilibrio ormonale si è riassestato.

Cause

Le cause della depressione post partum non sono ancora note. Sicuramente ci sono alcuni fattori di rischio, come:

  • precedenti gravidanze difficili e/o aborti
  • precedenti episodi di depressione post partum o di ansia o di depressione durante la gravidanza
  • situazione famigliare complicata come ad esempio conflitti e rapporti complessi con il partner, condizioni socioeconomiche sfavorevoli, violenza domestica
  • scarsa rete di supporto sociale,
  • eventi traumatici o fattori particolarmente stressanti nell’ultimo anno
  • storia personale o familiare di depressione
  • disturbi tiroidei.

Occorre considerare poi che il post parto rappresenta già di per sé un periodo molto delicato e complesso. L’arrivo di un bambino rivoluziona la vita di una donna.

La felicità si mescola a fattori come fatica, stanchezza, cambio dei ritmi di vita, mancanza di sonno, riorganizzazione delle priorità, costruzione di nuovi equilibri, che possono influenzare lo stato d’animo e il benessere della mamma.

Inoltre, hanno un peso importante gli stereotipi che ancora oggi sopravvivono sulla maternità, per esempio quello secondo cui l’arrivo di un figlio rappresenta un momento di felicità pura e assoluta privo di ombre o quello secondo cui le donne, una volta diventate mamme, sanno perfettamente cosa fare.

Infatti, queste immagini idealizzate possono stridere con la realtà e con le sensazioni di stanchezza e inadeguatezza.

Come si può uscire dalla depressione post parto

Se la donna o i famigliari notano segnali sospetti è fondamentale che chiedano un consulto al medico di famiglia, all’ostetrica, al ginecologo o a un consultorio. Non bisogna vergognarsi: la depressione post partum è un disturbo mentale e non dipende certamente dalla forza di volontà o dal comportamento della neomamma. A seconda della situazione e del grado di depressione si possono prescrivere cure farmacologiche, psicoterapia e incontri di supporto di gruppo.

Consigli utili

Qualche suggerimento su come affrontare questo particolare periodo post parto e cercare di affrontarlo.

  • Parlare con il proprio partner e le persone care di quello che si prova, anche se non sempre ci si sente comprese
  • Frequentare i corsi pre e post-parto, durante i quali si conoscono altre mamme e si scambiano pensieri, incertezze, consigli
  • Chiedere aiuto per la gestione della casa e del bambino
  • Non pretendere di fare tutto da sole
  • Trovare un po’ di tempo per sé, per fare delle attività piacevoli, come leggere o andare dal parrucchiere
  • Ritagliare qualche minuto al giorno per stare con il proprio partner e parlare.
  • Cercare di riposare, approfittando dei momenti in cui il piccolo dorme, per recuperare energie 
  • Camminare: è un’attività che arreca benessere
  • Tenere un diario: scrivere sentimenti ed emozioni aiuta ad alleggerire la mente
 
 
 

In breve

La depressione post partum è una particolare forma di depressione che compare fra il primo mese dopo il parto e il primo compleanno di vita del bambino. Si manifesta in modo diverso da donna a donna, ma fra i sintomi più comuni ci sono l’estraneità verso ciò che si sta vivendo, l’indifferenza o al contrario l’eccessiva preoccupazione per il bebè, il senso di inadeguatezza, l’incapacità di prendere decisioni, l’estrema stanchezza, la perdita di interessi e i problemi del sonno. È importante riconoscerne i sintomi e non vergognarsi perché prima si interviene e migliori saranno i risultati. In genere, si cura con un mix di psicoterapia, trattamenti farmacologici e supporto di gruppo. Fondamentale anche sostenere psicologicamente le donne colpite.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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