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Nel nostro Paese si contano nove morti materne ogni centomila bambini nati vivi: un dato piuttosto contenuto che allinea l’Italia ai Paesi, come quelli del Nord Europa, che hanno la più bassa mortalità materna al mondo. Eppure, quasi la metà di questi decessi (45%) si potrebbe prevenire con una migliore assistenza sanitaria. È il sunto del Primo rapporto Itoss (Italian obstetric surveillance system) “Sorveglianza della Mortalità Materna”, coordinato dall’Istituto superiore di sanità.
Che cosa si intende per morte materna
Con la definizione “morte materna” si intende la morte di una donna durante la gravidanza o entro 42 giorni dal suo termine, indipendentemente dalla durata della gravidanza, per qualsiasi causa legata o aggravata dalla gravidanza o dalla sua gestione ma non per cause accidentali.
Cause principali
Le principali cause delle 58 morti materne dirette segnalate sono l’emorragia ostetrica (38%), la sepsi (19%) e i disordini ipertensivi della gravidanza (15%). Tra le 39 morti materne indirette le cause più frequenti sono le patologie cardiovascolari e la sepsi. Cinque morti materne sono state attribuite all’influenza: nessuna di queste donne era stata vaccinata durante la gravidanza.
Fattori di rischio
Dal rapporto Itoss emerge che la mortalità materna aumenta all’aumentare dell’Indice di massa corporea della donna: il 32,8% delle donne decedute erano obese. Un’altra condizione frequente è il ricorso alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita: l’11,3% delle morti materne riguarda donne che hanno concepito mediante queste metodiche. Altri fattori di rischio evidenziati sono l’età materna sopra i 35 anni, un livello pari o inferiore al diploma di scuola media inferiore e la cittadinanza non italiana.