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Secondo un’indagine del Ministero del Lavoro sono in aumento le mamme che si dimettono dal lavoro. Nel 2014 è stato registrato un incremento dell’11,27% di abbandoni dal lavoro e all’interno di questa percentuale più di una donna su due prende questa decisione dopo la nascita del primo figlio. I motivi della scelta sono da ritrovare soprattutto nel fatto che l’impegno richiesto da un’occupazione lavorativa e le esigenze di cura e di crescita dei figli sono spesso considerati dalle donne incompatibili tra loro.
26.000 dimissioni, quasi tutte donne
Dal monitoraggio annuale svolto dall’Ufficio della consigliera nazionale di parità e dalla direzione generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro emerge, quindi, che sono in aumento le donne-mamme che si dimettono dal lavoro. Sono oltre 26.000 le lavoratrici e i lavoratori che hanno presentato le proprie dimissioni e le relazioni consensuali sull’abbandono del lavoro. E il dato riguarda per la quasi totalità, e precisamente per l’85%, le madri. Ben oltre 22.000 le dimissioni registrate delle mamme (il 5% in più rispetto all’anno 2013). Il numero dei lavoratori padri, invece, che si sono dimessi o hanno consensualmente risolto il rapporto di lavoro, risulta piuttosto contenuto.
Una scelta difficile
La scelta di lasciare la propria occupazione non è sempre facile da prendere per le varie conseguenze che ne derivano. Ma sono diverse le motivazioni che la giustificano. Alla base dell’abbandono del posto di lavoro o della transizione verso una soluzione più favorevole o ancora verso il lavoro sommerso troviamo oltre alla congiuntura economica, una persistente difficoltà di conciliare i tempi di vita e di lavoro, soprattutto nella fascia d’età tra i 26 e i 35 anni (età del 57% di chi si dimette dal lavoro).
Quattro motivi principali
Sono, dunque, in aumento le donne-mamme che si dimettono dal lavoro e la maggior parte di loro prende questa decisione dopo la nascita del primo figlio. E lo fa essenzialmente per quattro motivi: incompatibilità tra il lavoro e la cura dei figli, elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato, mancato accoglimento all’asilo nido e, infine, assenza di parenti di supporto. Il monitoraggio del Ministero del Lavoro ha messo in evidenza un dato interessante: le donne di fronte alle difficoltà di conciliazione tra tempi di lavoro e di cura della prole preferiscono fare sacrifici ma occuparsi a tempo pieno del loro bambino a scapito del reddito e della carriera.