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Chi non può contare sulla fortuna di un lavoro stabile diventerà mamma più tardi. È quanto sostengono ricercatori australiani, sulla base di dati raccolti, analizzando i casi di un campione di donne nate tra il 1973 e il 1975. Alla nascita del primo figlio, la maggior parte di loro aveva un lavoro fisso e solo l’11% un lavoro precario. Gli scienziati hanno concluso che c’è un legame tra le condizioni lavorative e l’età della prima maternità.
L’instabilità scoraggia
Le donne che hanno un lavoro precario hanno minori probabilità di avere un figlio prima dei 35 anni, indipendentemente dalle condizioni socioeconomiche. E a ogni anno trascorso operando senza un contratto fisso, le probabilità di diventare madre diminuiscono. Dunque non è solo la volontà delle future mamme di dare priorità alla carriera. Il sogno di formare una famiglia si scontra anche con le attuali politiche del lavoro.
La situazione in Italia
In Italia il 34,7% delle donne partorisce dopo i 35 anni. La maternità in età avanzata non è dovuta solo a ragioni economiche (il 99,2% delle donne è assunto con contratto a tempo indeterminato), ma anche dalla paura della donna di essere tagliata fuori da progressioni di carriera o avanzamento economico, o di essere confinata a lavori precari o ad anello debole della catena produttiva al suo rientro.
Fanalino d’Europa
I dati disponibili riportano che nell’ultimo ventennio il numero di italiane lavoratrici è cresciuto del 22,2%, mentre il tasso di occupazione maschile risulta in costante diminuzione dello 0,3%. È pur vero però, leggendo le stesse stime, che la percentuale di donne con ancora un’occupazione dopo la prima maternità è del 59%, una percentuale di gran lunga inferiore rispetto a quella delle colleghe europee. In Germania le mamme che proseguono la professione sono il 74%, mentre le svedesi continuano a lavorare nel 81% dei casi e le spagnole si attestano sul 63%.