Argomenti trattati
Il Rapporto annuale 2010 dell’Istat rivela che nel nostro Paese lasciare il lavoro per i figli è un fenomeno che interessa il 30% delle madri che lo fa per motivi familiari. In più, secondo uno studio dell’Isfol (l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), su un campione di donne tra i 25 e i 40 anni, emerge che il motivo principale per cui vi è una bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro è proprio la famiglia e in particolare la cura dei figli – secondo quanto dichiara il 41% delle ex lavoratrici -, anche se una fetta delle donne del campione riferisce di aver lasciato il lavoro per cause indipendenti dalla propria volontà: scadenza del contratto, licenziamento o chiusura dell’azienda.
Molte le differenze tra Regioni, al centro-nord fenomeno più raro
Nello specifico, ci sono regioni come Emilia-Romagna, Toscana, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige dove le donne si “impegnano” a conciliare maternità e lavoro. In linea generale, tutti gli studi in materia evidenziano l’esistenza di un legame tra la struttura del welfare e la situazione lavorativa delle donne. In altre parole, la probabilità di riuscire a continuare a lavorare dopo la nascita di uno o più figli è maggiore quando si ha alle spalle una struttura familiare (per esempio, i nonni) che sostiene la maternità o quando si hanno a disposizione servizi per l’infanzia. L’ampliamento dell’offerta di servizi di cura dei bambini, ossia asili nido in prima istanza, risulta dunque una variabile su cui la società dovrà scommettere e investire perché, come ben dimostrato dagli studi di settore, può influenzare in maniera significativa l’occupazione femminile, favorendo o, se assente, ostacolando, la conciliabilità fra maternità e lavoro.
I partner non sono sufficientemente collaborativi
Lasciare il lavoro per i figli è, peraltro, un fenomeno tipicamente italiano. Oltre alla mancanza di strutture adeguate ai bambini e con tariffe accessibili, e di sostegni alle famiglie praticamente assenti, va tenuto in considerazione anche il ruolo del partner nell’aiutare la compagna a crescere i figli e a svolgere le normali mansioni casalinghe e quotidiane. Negli ultimi anni gli uomini hanno mostrato di essere più collaborativi e di aiutare di più le loro compagne rispetto a pochi decenni fa, ma è altrettanto vero che non si tratta di un sostegno sufficiente. I dati parlano chiaro: circa il 76% del lavoro familiare è interamente a carico delle donne. Il contributo degli uomini è migliorato solo per alcuni aspetti della cura della vita dei figli, ma rimane a totale appannaggio delle donne disbrigare le faccende domestiche (cucinare, pulire ecc.). Anche in questo caso, le situazioni più problematiche riguardano soprattutto il sud Italia; al nord, invece, c’è una maggiore collaborazione maschile alla gestione di casa e famiglia.